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Il poeta ascolta l’Italia al telefono

Luisa Gabbi by Luisa Gabbi
30 Marzo 2020
in Cultura
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Il poeta ascolta l’Italia al telefono
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C’è un poeta, in Italia, Franco Arminio, che tutte le mattine risponde sul cellulare a chi ha bisogno di una voce amica in questo tempo tremendo del virus. Si chiacchiera, ci si consola, lui raccoglie la storia. Il poeta in questione è un maestro della tristezza, che sa trattare facendone ironia della vita e uno sberleffo alla morte. La sua attività si è moltiplicata in queste settimane. Il virus si contrasta anche con la poesia.  Oltre alle telefonate, ci sono le poesie sui profili social, il baratto di libri, una diretta con Brunori Sas su Instagram, gli appelli al Governo per ricordare i nostri morti che “spariscono” senza funerali, fino alla serie di corti on line sul sito del Corriere “Nuovo Cinema Paralitico” con Davide Ferrario. E domani chissà ancora cosa. Una poesia impegnata, sociale, che crea legami e dà coraggio, si prende cura dell’Italia, maggiore e minore.

In apertura Franco Arminio ad Aliano, qui a Cerreto Alpi – (c) foto Ums

Paura, solitudine? Chiamate Franco 

“Metto qui il resoconto delle telefonate di oggi. Domani rispondo sempre al 388 7622101 dalle 9 alle 11”. Il post arriva verso sera, su uno dei profili facebook di Franco Arminio. Ogni giorno racconta di una ventina di telefonate, da ogni parte d’Italia verso Bisaccia, Appennino irpinio, nell’era del Covid-19. Chiamano un imprenditore, uno studente, una malata. Parlano di poesia, di quarantena, della morte che nessuno vuol nominare. “La scelta di chiudere i cimiteri non ha avuto alcuna contestazione”. Arminio rende conto ai suoi seguaci. Ne ha tanti,  incontrati a uno a uno girando per l’Italia con le sue poesie e i suoi figli musicisti, Livio e Manfredi. Poeta e scrittore, già maestro elementare, ha inventato la paesologia di cui è il massimo esponente, un’attitudine che guarda all’Italia interna, ai paesi  spopolati, ad un Sud da ri-abitare, a uno stile di vita più umano, da rigenerare. Il paesologo è “un animale percettivo – così  descritto su Rai 1  – che è interessato non al passato ma al presente del suo paese, al suo avvenire, che porta il suo orecchio a chi ha smesso di parlare, che ascolta ogni creatura con amore, con clemenza, con dolcezza”. Alla paesologia dedica tutti gli anni un festival nel paese che fu di Carlo Levi in esilio, Aliano, “La luna e i calanchi”.

Ricordare i morti che “spariscono”

Domenica scorsa Arminio ha lanciato autonomamente “cinque minuti” di silenzio, alle 12, in tutte le case. Domani saranno i sindaci a proporre una iniziativa analoga. Lo ha organizzato da solo dopo averne scritto varie volte sul Corriere, con un appello rivolto al Governo, alle Regioni, ai sindaci: “Spero che qualcuno di voi voglia prendere in considerazione l’idea di fare una cerimonia per i morti in questo tempo in cui si muore senza funerali. Partecipare a un rito collettivo, anche se a casa propria, è un bel gesto di salute morale e credo sia interesse di chi ci governa, a livello centrale e locale, avere una popolazione coesa e attenta, rispettosa delle regole e vicina al dolore di chi ha perso i suoi cari. Restare umani è un compito che non contrasta con quello di rimanere sani”. Finora nessuna risposta dal Governo. I sindaci lo faranno domani 31 marzo abbassando le bandiere a mezz’asta e scendendo davanti al palazzo Municipale.

Nuovo Cinema Paralitico

“Nuovo Cinema Paralitico” è una serie di corti, brevissimi filmati, in cui le immagini di Davide Ferrario si affiancano alla poesia di Franco Arminio ed è pubblicata dal Corriere.it. Il progetto nasce casualmente dall’incontro tra i due, così come dall’incontro con Giovanni Lindo Ferretti era nato il libro sull’Italia profonda ed il materiale è stato raccolto in alcuni mesi di comune pellegrinaggio lo scorso anno. Arminio dichiara di preferire al cinema la vita reale e paesologa: “L’unica posizione seduta che amo è quella con la faccia al sole su una panchina. Ed è a questa postura che penso quando penso al cinema paralitico”. A monte di Arminio e Ferrario c’è la letteratura e una comune amicizia con  Gianni Celati. A valle  c’è una questione “etica e politica”: guardare i luoghi, fissarli, è in qualche modo un esercizio contro lo svanimento a cui sono sottoposti”. Per Ferrario, una sorta di viaggio in Italia, con troupe minimale, cercando “una forma di bellezza storta, nascosta nelle pieghe del normale”. Più di cento episodi da Nord a Sud, da rimontare all’infinito, fuori da ogni genere e formato, “chiede solo di essere visto con la pura generosità dell’attenzione”.

Baratto di libri e viveri

Tra le tante attività che Arminio ha scatenato, controvento, contro gli effetti dell’innominabile virus che ha stravolto le nostre vite, il baratto. “Visto che le librerie sono chiuse è il momento di rilanciare il baratto. Voi mi mandate qualche prodotto della vostra terra e io vi mando uno di questi libri a vostra scelta”. Da Cartoline dai morti, a Cedi la strada agli alberi, best seller di poesia, a  Resteranno i canti, L’infinito senza farci caso, l’ultimo libro di poesie sull’amore. E dopo il cellulare ecco l’indirizzo: Franco Arminio, via Mancini 195, 83044 Bisaccia (Avellino). C’è tutta una vita da reinventare, seguiamo il poeta.

 

Brunori Sas e Arminio in concerto ad Aliano, un’amicizia di lunga data (c) foto Ums
Tags: AppenninoBrunori sasCorona virusDavide FerrarioFranco ArminioGiovanni Lindo ferrettiNuovo Cinema Paraliticopoesia
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