C’è un momento, durante la presentazione al Sistina Chapiteau, in cui le luci si abbassano e il rosso domina la scena. È un rosso profondo, pulsante, quello del Moulin Rouge! Il Musical, che dal 15 ottobre debutta per la prima volta in Italia sotto la direzione di Massimo Romeo Piparo.
Roma non ha mai visto nulla di simile. La nuova struttura voluta dal regista, un gigantesco Chapiteau concepito come “circo del musical”, apre la sua stagione con uno dei titoli più iconici del teatro contemporaneo.
“Volevo restituire agli spettatori italiani il brivido e la poesia della Parigi bohémien”, spiega Piparo, circondato da una folla di curiosi e giornalisti. “Un impegno titanico, ma necessario per onorare uno spettacolo che ha ridefinito il genere nel mondo.”
Il risultato è un kolossal di oltre due ore, immersivo, sensuale e musicale, costruito su tre palchi interconnessi, due pedane girevoli e una colonna sonora suonata interamente dal vivo. Sembra di entrare dentro un quadro di Toulouse-Lautrec, dove ogni movimento, ogni piuma, ogni riflesso dorato vibra al ritmo di un cuore che batte per la libertà, la bellezza, la verità e l’amore.
Un amore in technicolor
Al centro, la storia di Satine e Christian: lei, diva del cabaret e cortigiana di talento; lui, giovane scrittore americano arrivato a Parigi per inseguire il sogno bohémien.
Li interpretano Diana Del Bufalo e Luca Gaudiano. Attorno a loro, un cast di trenta artisti tra cui Emiliano Geppetti (Harold Zidler), Gilles Rocca (Santiago), Mattia Braghero (il Duca di Monroth) e Daniele Derogatis, che dà voce e corpo a Toulouse-Lautrec, figura poetica e visionaria che nel musical diventa pittore e narratore della vicenda.
Piparo ha curato personalmente l’adattamento italiano dei dialoghi, lasciando in lingua originale le canzoni — oltre 70 brani iconici, da Bowie a Lady Gaga, da Madonna ai Queen — che scorrono come un flusso continuo di emozioni, un collage pop che si fa racconto.
Dentro il mondo del Moulin Rouge
“Ho immaginato lo spettacolo come un lungo tableau vivant”, racconta ancora Piparo, “in cui il pennello di Lautrec prende vita e danza.”
Ed è esattamente ciò che accade: le coreografie, firmate dall’inglese Billy Mitchell, esplodono in una vertigine di ritmo e sensualità, mentre le scenografie di Teresa Caruso ricreano la Parigi di fine Ottocento con un realismo onirico, sospeso tra sogno e artificio.
I costumi di Cecilia Betona, sontuosi e minuziosi, restituiscono la fisicità e il desiderio dei personaggi, un tripudio di corsetti, piume, nastri e velluti. Le luci di Daniele Ceprani e il suono calibrato da Stefano Gorini completano un mondo dove tutto brilla e respira.

Il Chapiteau: un teatro che si fa città
Il Sistina Chapiteau è un esperimento visionario.
Con i suoi 4.200 metri quadrati di pvc, oltre 3.000 metri di tiranti, un doppio palcoscenico girevole e un foyer di 300 metri quadrati in stile bistrot parigino (realizzato con la caffetteria Palombini), questa struttura porta a Roma una nuova idea di teatro: un luogo totale, dove pubblico e spettacolo si fondono in un’unica esperienza.
Piparo lo definisce “un teatro mobile dell’immaginazione”, capace di ospitare musical di grande formato ma anche di restituire il calore di una serata d’altri tempi, sotto un cielo illuminato di luci e sogni.
Dalla pellicola al mito
Il film di Baz Luhrmann, presentato a Cannes nel 2001, resta l’origine luminosa di tutto questo universo.
Allora, il pubblico scoprì Nicole Kidman ed Ewan McGregor in un vortice di amore, tragedia e musica pop, premiato con due Oscar e diventato cult mondiale.
Il suo adattamento teatrale, debuttato a Boston nel 2018 e poi trionfatore a Broadway con dieci Tony Awards, oggi continua a incantare platee da Londra a New York. L’arrivo in Italia, affidato alla regia di Piparo, segna un passaggio simbolico: il musical globale che si fa italiano, senza perdere la sua anima.
L’eco di Parigi
Il Moulin Rouge di Parigi resta là, sulla collina di Montmartre, tra i mulini e le insegne al neon, come una promessa di libertà e piacere.
Dal 1889, il locale diretto oggi da Jean-Jacques Clerico celebra il corpo e la musica come linguaggi universali.
Nel suo DNA si intrecciano storia, scandalo e poesia — le stesse fibre di cui è fatto questo musical.