Tornare (o iniziare) a pogare felici sotto il palco dei Cccp, con la luna piena in Piazza Maggiore a Bologna. Una festa. I Cccp di oggi e quelli di allora, con un set potente di percussioni che come un battito profondo percorre novemila corpi e menti danzanti sul Crescentone. È successo ed è stato un successo il primo concerto del tour definitivo di quattordici date “Cccp. In fedeltà la linea c’è” del gruppo punk filosovietico e melodico emiliano, debuttato oltre quarant’anni fa e il cui ultimo concerto risaliva al 1990. Un grande spettacolo, dal vivo, a Bologna, che nessuna riproduzione può sostituire.
Quelli di allora e quelli di oggi
Sono quelli di allora, Giovanni Lindo Ferretti, “l’urlato declamante”, Annarella Giudici, benemerita soubrette del popolo, Massimo Zamboni, chitarra grattugiata, Danilo Fatur, artista del popolo. E sono quelli di oggi, con la vita vissuta addosso e perciò diversi, con quelle parole antiche che sembrano perenni e con parole nuove che sferzano il presente senza cambiare il corso delle canzoni. Come “la guerra in mondovisione, pornografia domestica” di Radio Kabul che ora è Radio Mosul, e così “all’erta sto, come un Russo nel Donbass, un Armeno nel Nagorno Karabakh”.
In fedeltà la linea c’è
Non è revival, non è nostalgia, se non della propria personale giovinezza, non è revival checché ne dica chi soffre, quasi sempre motivatamente, di crisi abbandonica. È arte e spettacolo che muove come onde di alta marea un pubblico “fedele alla linea della fedeltà”. Quei “fedeli alla linea, la linea che non c’è”, hanno provato sulla pelle che dopo 40 anni, “In fedeltà la linea c’è”, e i Cccp, meno furiosi ma ugualmente critici, sono e restano i Cccp.
Smorzate le polemiche e entrati i centri sociali
A dispetto delle più infauste previsioni, diluvio universale e parapiglia per la piazza chiusa con concerto a pagamento, Bologna si presenta calda, tranquilla e solare già nel primo pomeriggio. Poco dopo l’apertura dei due ingressi, il flusso è pacato, tutto a posto e sottotono, l’organizzazione tra enti pubblici con Estragon ha funzionato, il dialogo con i centri sociali alla fine ha consentito che assistessero al concerto a mezz’ora dalla fine aprendo le transenne, niente disordini.
L’incontro interessante sull’uso dello spazio pubblico a Bologna con l’assessore Mauro Felicori e protagonisti autentici degli inizi e della storia dei Cccp, dalle cronache cittadine sembra aver ribadito le distanze, con qualche accento di vittimismo.
Una piazza serafica sotto la luna piena
Piazza Maggiore è serafica. L’area merchandising è sobria, due banchetti delle magliette (20-30 euro) e di Kissing Gorbaciov. Si confronti con quelle dei concerti delle major. Il procacciamento del bicchiere riciclabile brandizzato del tour, oggetto cult, è sottoposto al riempimento con birra. I negozi di Palazzo del Podestà contribuiscono ai generi di conforto, il Crescentone non è transennato tutta la piazza è praticabile, gradini compresi, e restituisce una sensazione ariosa al pubblico. La luna piena inizia a sorgere alle 18.46 a Bologna e si affaccia su San Petronio, sovrintende.
Bestie da palcoscenico in vita vivente
Salgono sul palco che non è ancora buio nella luce crescente di maggio, i Cccp. Quattro identità, quattro beniamini del pubblico, ognuno in modo diverso.
Rasato e sbarbato rispetto alla versione con favoriti degli ultimi anni e mesi, del Gran Galà e di Berlino, Ferretti si presenta in nero e grigio, con felpa con scritta “produci, consuma, crepa” che si mostrerà per intero solo durante Emilia Paranoica, l’unico brano in cui accenna a una danza, altrimenti, mani in tasca, a cuor abbastanza contento.
Zamboni è fedele alla sua mise alternativa militare, più sorridente del solito, fa cantare la sua chitarra e intanto sovrintende palco e gruppo musicale, lascia la chitarra solo quando canterà, come a Berlino, Kebab Träume.
Annarella è la Signora del palco. Oltre ai costumi simbolici, come la Patria o il Burka, e lo splendido costume orientale con turbante, punta sull’eleganza, in abito lungo di raso bianco o in tubino arancio con parrucca ricca e rossa. Pronuncia le Sibille che tengono il filo del concerto e canterà con voce sincera al limite della stonatura Guerra e pace, che come Battagliero, tiene i Cccp agganciati alla musica melodica emiliana.
Fatur percorre e riempie il proscenio spingendo la sua performance attorno al suo corpo debordante, con catene e oggetti di tortura alleggeriti, ma comunque inquietanti. Mentre la sua ombra si proietta inquietante su Palazzo del Podestà, rievoca Carmelo Bene (incisa nelle pietre della torre degli Asinelli la sua lectura Dantis, 1981) poi rullano i tamburi per Vota Fatur. “Bestie da palcoscenico in vita vivente”, recita il comunicato ufficiale Cccp.
Una band robusta che picchia duro
Robusto il gruppo di musicisti che, dal Gran Galà al tour, sta accompagnando i Cccp. I già Ustmamò, Ezio Bonicelli, chitarra e violino, Luca Rossi, chitarra, Simone Filippi, batteria, ed inoltre Simone Beneventi, percussionista, concertista di musica contemporanea che con il collega Gabriele Genta dà vita a un’orchestra di suoni. Si inizia con “Depressione caspica” e già volano parole pesanti: “No, non ora non qu,i in questa pingue immane frana. Se l’obbedienza è dignità fortezza. La libertà una forma di disciplina. Assomiglia all’ingenuità la saggezza…”.
Il pubblico inizia a cantare e non smetterà più. Parole che oggi parlano come ieri. Vedi Morire che ha echeggiato per mesi nel chiostro grande della mostra a Reggio Emilia, tra Trabant, pezzo di muro di Berlino e statue di monaci: “Non so dei vostri buoni propositi perché non mi riguardano. Esiste una sconfitta pari al venire corroso, che non ho scelto io ma è dell’epoca in cui vivo. La morte è insopportabile per chi non riesce a vivere”.
Canzoni, parole e musiche che salvano la vita.
L’onda anomala del pogo e più di 20 brani
Ma è quando arrivano Curami, Live in Pankow, Punk Islam, Rozzemilia, Io sto bene, Allarme, And the Radio plays, Stati di agitazione (“Eppure sono vivo!“), la superba Maciste all’Inferno (1996, che dice “non temerai i terrori della notte”, dal salmo 90), e soprattutto quando Ferretti sale di un’ottava con la voce di testa, che monta la marea, la luna piena di Bologna sovrintende, arriva l’onda anomala dell’energia e il pubblico inizia a pogare.
Vecchi e nuovi fan, la musica e lo spettacolo si fanno carne viva. I fan storici della prima ora e nuovi fan. Chi conosce le regole e chi si butta. Presente in massa anche una generazione giovane, rispetto all’età del gruppo, e che nel 1984 era bambina o non era nata.
Tutti si fermano immobili, cantano il Libera me domine (1987) Madre (1994), ascoltano l’Ave Maria in latino, brani storici esattamente come Emilia Paranoica, che porta in scena una bandiera autentica del Pci che Annarella brandisce come una lancia e che non vuole piantarsi sul palco, come Juri Spara, cantata a squarciagola e saltellata come sempre, introdotta da Bang Bang. E poi ancora Conviene, che ritorna sui temi della società capitalistica e del consumismo.
Più di venti brani, per quasi due ore e mezza di concerto e si arriva al gran finale in crescendo con Annarella, presenti i quattro Cccp e poi la band al completo per Amandoti, eppure si starebbe ancora lì sul Crescentone sotto la luna. Dalla cellula dormiente risvegliata a “Tornare a cantare in tarda età, chi l’avrebbe mai detto. Comunque, bello” conclude Ferretti.
Una serata di grazia e di cui dire grazie.
Ciò che fu, ciò che è scampato
Ci congediamo con il comunicato ufficiale Cccp del Tour e con le date, biglietti ancora disponibili tranne che per Milano e Firenze. Da vedere, nonostante lo smentirsi continuamente, potrebbero essere davvero le ultime di questa nuova nascita dei Cccp.
Erano gli anni ‘80 in tutto il loro splendore
fuoriusciti da televisori grossolani
incastonati in mobili polifunzionali
appena prima dei mercati globali
– produci consuma crepa –
erano gli anni 80, in Occidente
dove tramonta il giorno
dove le cose vanno a compimento.
RIEPILOGO
la Benemerita Soubrette e l’artista del popolo
la chitarra grattugiata e l’urlato declamante
bestie da palcoscenico in vita vivente
Ciò che fu, ciò che è stato
Che è, ciò che scampato.
In FEDELTÀ la LINEA c’è.
All’erta sto.
Avanti con il tour
Il tour, prodotto da Luca Zannotti per Musiche Metropolitane, che ha preso il via il 21 maggio da Bologna in Piazza Maggiore continua per complessive 14 date.