Succede che gli artisti esorcizzino le loro paure, i drammi passati, il dolore con la loro arte, ma non sempre l’effetto è così deflagrante da comunicare in pieno l’essenza della loro storia al pubblico. Il comico Richard Gadd è riuscito nell’intento prima con un one man show e poi con una miniserie prodotta da Netflix che sta facendo molto discutere: Baby Reindeer, ha già conquistato molti utenti della piattaforma streaming, catturati e nello stesso tempo angosciati dall’assurda storia che ha vissuto Gadd.
Protagonista e sceneggiatore della serie, Richard Gadd interpreta Donny, un barista, aspirante comico, un ragazzo insicuro e dolce, che un giorno vede entrare nel pub dove lavora Martha, visibilmente scossa, e per essere gentile le offre una tazza di tè. Un gesto altruista che gli rovinerà letteralmente la vita: da quel momento in poi la donna lo tormenterà con centinaia di email e messaggi, appostamenti sotto casa, trascorrendo intere giornate nel pub solo per stare vicino a Donny, convintasi di essere la sua ragazza.
Quando lui decide di cambiare atteggiamento e di non dimostrarsi disponibile e gentile per tentare di allontanarla le cose peggiorano, la donna diventa violenta arrivando anche a molestarlo sessualmente e risvegliando in Donny traumi mai superati.
“Baby Reeinder”, (in inglese “piccola renna”, nomignolo che Martha dà a Donny), inizialmente può erroneamente far pensare a una black comedy, se si tiene anche conto dell’aspirazione del protagonista di diventare un comico di successo, ma presto si intuisce che la piega che prenderà la storia è tutt’altro che divertente.
Lo stesso Gadd ha detto di essere stato per quattro anni vittima di stalking da parte di una donna che lo chiamava “Baby Reindeer”. All’inizio, Gadd e i suoi amici non ci hanno fatto molto caso, finché le cose non hanno preso una brutta piega. È stato tormentato con 41.071 email, 350 ore di messaggi vocali, 744 tweet, 46 messaggi su Facebook e 106 pagine di lettere. Gadd ha anche ricevuto regali, tra cui un giocattolo di renna, pillole per dormire, un cappello di lana e mutande.
La voce narrante dello stesso Donny ci accompagna in un’Odissea durata tre anni in cui Martha volente o nolente diventa parte della sua vita, capace di sconquassare la sua già fragile psiche, di rovinare ogni possibile rapporto d’amore, e persino le sue speranze di carriera. Immedesimandosi nell’assurda vicenda, man mano che ogni particolare inquietante si rivela ai nostri occhi, non si può però fare a meno di provare empatia per entrambi i protagonisti.
Lo stesso Donny ha un senso di protezione verso la sua stalker, instaurando non tanto inconsapevolmente un rapporto perverso con lei. Della donna, invece, si intuisce presto quanto i suoi comportamenti siano il risultato di un passato difficile, di un disturbo mentale che non è stato curato, non avendo forse neanche mai avuto amore e protezione.
Uno dei punti di forza della miniserie Netflix è proprio il fatto che si racconta la malattia mentale senza filtri, non risparmiando nulla allo spettatore, e lo stesso Richard Gadd non si sottrae dal rivelare aspetti molto privati e dolorosi, mettendo totalmente a nudo sé stesso, interrogandosi sulla sua vita e facendo di questa sua opera una vera e propria catarsi.
Per la prima volta, forse, in una serie (o film), si parla dello stalking di una donna verso un uomo senza la solita accezione sexy, ma mostrandolo per quello che è, un abuso, una privazione della libertà e della serenità di chi ne è vittima, con uno scavo profondo nella psicologia di vittima e carnefice.
Richard Gadd e Jessica Gunning (nel ruolo di Martha) danno due prove eccezionali, il primo rivelando tutto il dolore subito, rivivendo tutto sulla sua pelle, non demonizzando la vittima (come abbiamo visto in altre produzioni) ma provando anche una grande pietas verso di lei nonostante il male causatogli, la seconda rendendo in pieno tutte le sfumature di un personaggio sicuramente non semplice da interpretare.