Nell’universo cinematografico, è piuttosto insolito assistere alla metamorfosi di una pacifica famiglia in un clan di assassini. Tuttavia, questa narrazione sembra guadagnare terreno negli ultimi anni, rispecchiando, forse, una serie di cronache reali che raccontano di famiglie che si trasformano in vere e proprie alleanze criminali.
In Ricchi a tutti i costi, secondo capitolo della saga Natale a tutti i costi, la famiglia Delle Fave parte per una nuova avventura a Minorca, con l’obiettivo di proteggere la nonna (e la sua ricca eredità) dalle grinfie del viscido Nunzio, che ha sedotto l’anziana donna e ha in programma di sposarla, portarla con sé in Sud America e, probabilmente, farla sparire in qualche recondito anfratto del Rio delle Amazzoni.
Christian De Sica torna su Netflix dal 4 giugno insieme ad Angela Finocchiaro, Dharma Mangia Woods, Claudio Colica e Fioretta Mari, a cui si aggiunge la new entry Ninni Bruschetta. “Il secondo capitolo della serie si distingue dal primo per il tono più leggero e divertente, nonostante il tema cupo”, precisa De Dica. Il contrasto tra la loro quotidianità di una normale famiglia e la decisione di commettere un omicidio è la premessa narrativa per mettere in scena un umorismo macabro e grottesco.
Il primo film uscito nel 2022 ha catturato l’attenzione di 20 milioni di spettatori, un successo inaspettato che ha incoraggiato i produttori a sviluppare un seguito, spinti dalla speranza di replicare un trionfo non troppo scontato per il cinema italiano sulle piattaforme internazionali. “Mi sono scoperto doppiato in giapponese – commenta divertito De Sica – e mi è preso un colpo”. Segnale che forse una certa commedia italiana non è rimasta nel passato e si è accorta che in Italia e nel mondo si cominciava a ridere diversamente.
Questo è almeno l’auspicio di Giovanni Bognetti, noto per il suo “50 km all’ora”. A fare la differenza questa volta Fioretta Mari, che nel film originale aveva solo un ruolo marginale, mentre qui emerge come figura centrale. È lei, infatti, a orchestrare l’omicidio con una precisione e una lucidità paragonabili all’organizzazione di una visita all’IKEA.
Nonostante, e per fortuna pochi, eccessi e dialoghi funzionali al solo avanzamento della narrazione, il film riesce a sostenersi su vecchie gag che si rivelano comunque efficaci a svelare gelosie e piccoli rancori familiari. “Oggi con il politically correct costantemente in agguato, vigile nel cogliere ogni espressione potenzialmente lesiva per la sensibilità del pubblico, certe libertà espressive sono più rare”, fa notare con amarezza De Sica. “Nei film di un tempo, come La piccola posta di Alberto Sordi, si poteva osare molto di più, navigando con audacia tra temi e battute che ora si troverebbero a navigare in acque ben più turbolente”.
Tuttavia, la battuta sgradevole sulla suocera che esprime i suoi appetiti sessuali anche in età avanzata è poco divertente. Allo stesso modo, il commento di Bruschetta sulla figlia di De Sica, apparentemente trivializzando la bellezza della ragazza.
Ricchi a tutti i costi lascia il pubblico con una certezza che, quando si tratta di proteggere i propri cari, nessun piano è troppo folle e nessuna sfida troppo grande.