“Taccuini romani” è una mostra di rara grazia che si conclude domani, domenica 1° marzo, al Museo di Roma in Trastevere. Una mostra a due voci, che fa dialogare le “Vedute” di Diego Angeli, dipinti di fine Ottocento-primi Novecento più piccoli di una cartolina, con le “Visioni” di Simona Filippini, che fotografa la contemporaneità di Roma in formato polaroid. Ne esce una Roma di rara grazia e toni morbidi, che si fa casa, per uomini e dei. Domani finissage alle 17.30, con “Voci su Roma”, letture di Susanna Marcomeni da Diego Angeli, Pier Paolo Pasolini, Igiaba Scego.
Le opere di Diego Angeli, una intera serie di 76 dipinti a olio su carta, cartone e tela, eseguiti fra il 1885 e il 1936, sono state qui esposte per la prima volta, dopo l’acquisizione da parte del museo negli anni Novanta. Un corpus unico grande interesse delle collezioni del Museo di Roma in Trastevere, realizzato da Diego Angeli, brillante elzevirista, ritrattista elegante e raffinato degli ambienti aristocratici della Roma fine secolo XIX.
E’ l’unica sua produzione pittorica, in una Roma brulicante di fermenti culturali, politici e artistici, lui si ritaglia spazi per dipingere en plein air su supporti anche piccolissimi, camei di paesaggi, con scorci noti ma da angolature personalizzate, ritraendo una campagna laziale e rovine impressionistiche, che riescono a non essere cartoline, ma paesaggio vero, visto, vissuto.
Una forza sorella è quella che esprimono le opere di Simona Filippini, che associate, e in alcuni casi affiancate, alle opere di Diego Angeli permettono di guardare a Roma come attraverso un caleidoscopio, una realtà aumentata. Immagini tratte da “Roma Love” il progetto avviato da Filippini nel 1993, tenendo da allora uno sguardo costante sul flusso dei cambiamenti della vita urbana, della città e dei suoi abitanti. E durante gli anni, l’apparire di “una nuova multietnica umanità e la trasformazione estetica della città causata da questa presenza”. E in seguito focalizzate “sui parchi, le nuove stazioni ferroviarie, le vie consolari, particolarmente in agosto, quando la città sembra deserta”. Fotografie, dice Filippini, “che sono le mie vacanze esotiche, il mio tempo libero, i miei ‘saluti da’”.
E così ci troviamo quasi a confonderci tra polaroid e piccoli dipinti, davanti a una parete in cui a fianco degli oli su carta appaiono foto quadrate dai colori tenui: la campagna di “Pietralata”, 1885, olio di 11,1 per 4,9 centimetri parla con la foto “Via Pomona #1” del 2018 di 10 centimetri per 6. Le sensibilità dei piccoli olii sulla campagna otto-novecentesca e delle foto sulla vita urbana contemporanea trovano toni comuni. Tra le vie consolari e i confini della città trova spazio non il racconto di una periferia perduta, ma quello di un’umanità in cammino e di una natura che resiste. Il dialogo tra i due autori si fa fin corrispondenza di amorosi sensi, con una lettera scritta da Filippini ad Angeli e un reportage dalla strada a lui dedicata, in zona Tiburtina.
L’esposizione è stata promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. E’ curata da Silvana Bonfili con il coordinamento tecnico-scientifico di Roberta Perfetti e Silvia Telmon. Organizzazione Zètema Progetto Cultura. Ricerche biobibliografiche di Francesca Lombardi. Cura del progetto Rome Love, Chiara Capodici, un progetto assolutamente da seguire, insieme alla sua autrice.