Da consumarsi preferibilmente entro” è il titolo della prima mostra personale tenuta a Roma dall’artista napoletana Isotta Bellomunno, a cura di Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo. Inaugurata lo scorso 27 ottobre, la mostra si inserisce tra le iniziative di spicco della Rome Art Week e andrà avanti fino al 2 dicembre nello spazio espositivo Casa Vuota, che si trova a pochi passi dalla fermata della metro Porta Furba.
In mostra un corpus di opere realizzate dall’artista negli ultimi cinque anni che ruotano intorno a due temi fondamentali: il nutrimento materno e la morte. Temi che ispirano anche un’installazione pensata appositamente per gli spazi di Casa Vuota. Il titolo prende spunto da una frase nella quale ci imbattiamo ogni giorno. Quando la leggiamo stampigliata sulla confezione di un prodotto alimentare non ci soffermiamo a pensare che che da neutrale espressione del gergo merceologico potrebbe tramutarsi per noi in una sibillina profezia. L’avvertenza che ci informa sulla scadenza degli alimenti e che associamo in particolare del latte può assurgere infatti a formula critica della società dei consumi e diventare persino metafora della brevità della vita umana.
La morte è da sempre uno dei punti cardine della ricerca di Isotta Bellomunno ed è per lei lo spunto per esprimere il carattere di una napoletanità capace di esorcizzare la paura dell’estremo traguardo con ironia e vitalismo. Non a caso il percorso di ricerca procede lungo due direttrici costanti. Da un lato un’amara ironia, a tratti beffarda e perennemente provocatoria, e dall’altro le origini familiari, perno gravitazionale esistenziale e artistico. Le soluzioni formali del suo lavoro sono invece variabili e molteplici: dal disegno alla fotografia, dalle soluzioni scultoree all’azione performativa. Attualmente vive e lavora a Napoli.
Un concetto che ha da sempre costituito oggetto di pensiero e di riflessione profonda soprattutto da parte dei filosofi anche classici, viene esposta in modo dissacrante attraverso una serie di lavori fotografici e di performance che ruotano intorno a una bara vera. Estrapolata dal contesto funebre, la bara trova così una nuova collocazione all’interno della quotidianità domestica. Per esempio nel ciclo fotografico “Io baro”, in mostra a Casa Vuota, l’artista usa la cassa lignea come tavolo di lavoro su cui impastare il pane, come divano o come vasca da bagno. Accanto alla morte, in un vivace ossimoro, si pone la ricerca di Isotta Bellomunno sul latte materno, incentrata sull’immagine delle mammelle che, con spirito dissacratorio, sono protagoniste di installazioni, fotografie e disegni.
La mostra è visitabile dal lunedì al venerdì su appuntamento ed è realizzata in collaborazione con Taffo Funeral Services