Com’era previsto, nonostante una caduta del PD e dell’intera sinistra maggiore di quanto atteso, le elezioni dei primi di marzo non hanno consegnato alcuna maggioranza facile. Il primo giro di consultazioni al Quirinale ha appena certificato lo stallo attuale. Forte del fatto che quasi un votante su tre lo ha scelto, il M5S vorrebbe che l’incarico di formare il governo fosse affidato a Luigi Di Maio, il suo leader politico. Però, il Presidente Mattarella ha detto che non darà nessun incarico “al buio”. Cioè, chi vuole avere l’incarico deve portargli una ipotesi concreta di maggioranza parlamentare. E i numeri per il momento non ci sono.
Cercando di vestirsi da statista, Di Maio fa proposte a destra, occhieggiando la Lega di Salvini, e a manca, vezzeggiando il PD e LEU. Ma per ora quelle proposte sono vaghe e accompagnate da condizioni irricevibili. Alla Lega si chiede di abbandonare FI, distruggendo la coalizione di centro-destra; al PD di rinnegare la componente Renzi, sinora maggioritaria in quel partito. Dal canto suo, più complessi sono i giochi per Salvini. È vero che in totale il centro-destra ha avuto il 37% dei voti, più del M5S, ma le differenze abissali di programma rendono inverosimile approcciare il PD e LEU. Perciò tutto è bloccato.
Si può pensare che le consultazioni dureranno a lungo. Da un lato, infatti, varie considerazioni fanno ritenere arduo trovare la quadra. Passi concreti verso un accordo di programma che consenta a Di Maio di governare con l’appoggio del centro-destra sono difficili e richiedono tempo, mentre più risicata sarebbe un’alleanza che apra al centro-sinistra. E, inoltre, l’eventuale accordo da noi sarebbe di sicuro bollato come “inciucio”, anziché come Grosse Koalition in salsa italiana. Dall’altro, però, saranno all’opera anche forze favorevoli, al di là di Mattarella che ha come compito istituzionale di varare un nuovo governo. In effetti, tornare a nuove elezioni fa paura a molti. A livello di partiti, ciò vale soprattutto per quelli sconfitti: il PD e LEU nel centro-sinistra, ma anche FI nel centro-destra. E poi ci sono i deputati e senatori eletti, che non vogliono rischiare di perdere la poltrona. Nuove elezioni comporterebbero quel rischio o perché la segreteria del partito/movimento potrebbe escluderli o perché gli elettori potrebbero non rinnovargli la fiducia.
Al momento, dunque, la cosa più probabile è che ci vorrà molto tempo ma alla fine una soluzione forse si troverà. Più difficile dire se tale soluzione funzionerà. Non resta che aspettare e vedere.