Nel calendario lunare cinese, il quindicesimo giorno dell’ottavo mese è un giorno speciale. È quello in cui la luna appare più piena, più vicina, più chiara. Da più di mille anni, in Cina, questa notte è dedicata alla Festa di Metà Autunno, o Zhōngqiūjié (中秋节), una celebrazione che unisce il mito, la famiglia e la gratitudine per il raccolto.
A Roma, quest’anno, quella luce lontana trova un suo riflesso al Dao Bistrot Jonio, che dal 7 al 12 ottobre propone un menu degustazione ispirato alla luna e alle tradizioni popolari legate all’autunno.

Una festa che parla di unità
La Festa di Metà Autunno ha origini antiche: le sue radici risalgono alla dinastia Song (960–1279), quando l’imperatore decretò che quella notte di luna piena sarebbe stata dedicata ai riti del raccolto e alla venerazione della luna. In un mondo agricolo e scandito dai cicli naturali, l’astro notturno rappresentava la prosperità, ma anche la nostalgia: si diceva che chi guardava la luna da lontano, in quella notte, pensasse ai propri cari e al calore della casa.
Ancora oggi, nelle città cinesi, questa usanza sopravvive. Famiglie e amici si riuniscono su terrazze e colline, accendono lanterne di carta, preparano dolci e tè, e condividono una serata di lentezza e parole sotto la luce argentea. È una tradizione che resiste al tempo e alla modernità, e che porta con sé l’idea semplice e profonda di ricongiungersi, anche solo per una notte, con chi si ama e con il mondo che ci circonda.
Un menu che racconta la luna
A interpretare questa atmosfera è lo chef Yang Zhen Chun, originario di Xiamen, città portuale della provincia del Fujian, nel sud della Cina. La sua cucina unisce tecnica, memoria e ingredienti autentici in un menu pensato come un racconto gastronomico, un percorso che alterna sapori croccanti, consistenze morbide e contrasti di spezie e delicatezze.
Si comincia con gli Xian Shui Jiao, ravioli di farina di riso fritti, ripieni di carne di maiale, erba cipollina e funghi cinesi: piccoli scrigni dorati che racchiudono l’essenza del comfort food cinese. Seguono i Bobing, sottili crespelle arrotolate e farcite con maiale, tofu e verdure saltate, una ricetta tradizionale della regione del Fujian, preparata per le feste come augurio di prosperità.
Il viaggio continua con i Nian Gao, gnocchi di riso saltati con carote, funghi e maiale marinato nella soia, simbolo di continuità e di buon auspicio per l’anno a venire. Gli Spaghetti di Xiamen, con verdure croccanti, funghi e piselli dolci, evocano invece i sapori del mare e delle strade della città natale dello chef, un omaggio alla sua memoria gastronomica.
Poi arrivano gli Xian Dan Huang Xia, gamberi croccanti saltati con tuorlo marinato, che combinano la ricchezza del mare e la complessità della tecnica cinese, e il Manzo Xiang Wei, cotto con peperoncini fermentati del Sichuan e prezzemolo cinese: un piatto intenso, vibrante, dove spezie e profumi si fondono in equilibrio.
A chiudere, i Yue Bing, i “dolci della luna”, veri protagonisti della festa. Nelle loro forme rotonde e perfette, ripiene di sesamo, tè verde, cioccolato o vaniglia, si racchiude l’idea dell’armonia familiare, del ciclo del tempo e del ritorno alla completezza.

Un bistrot tra tradizione e contemporaneità
Il Dao Bistrot Jonio, inaugurato lo scorso luglio, è la nuova tappa nell’evoluzione del marchio DAO. Lo spazio nasce dal recupero del locale che in passato ha ospitato il Dao Restaurant – oggi trasferito in via Sardegna – e ne conserva l’anima: l’autenticità della cucina cinese, la cura per i dettagli, ma con una formula più dinamica, accessibile e conviviale.
Il bistrot è pensato come un luogo di incontro. Le luci calde, i toni naturali e l’arredamento essenziale creano un’atmosfera accogliente, dove la convivialità è centrale. Qui, la cucina cinese non è solo un’esperienza gastronomica, ma un modo per entrare in contatto con una cultura che fa del cibo un linguaggio di relazione, di rispetto e di memoria.
La luna come metafora
Nel gesto di condividere un pasto sotto la luna c’è qualcosa di universale: il desiderio di connessione, la ricerca di equilibrio tra ciò che abbiamo e ciò che ricordiamo. È questo il filo invisibile che lega la festa cinese alla sensibilità contemporanea del Dao Bistrot Jonio.
Per una settimana, in un angolo di Roma, la luna diventa un pretesto per fermarsi, per riscoprire il ritmo lento della convivialità, per assaporare piatti che parlano di tradizione ma anche di futuro.
Come nella leggenda di Chang’e, la dea della luna che si allontana dalla terra per custodire l’immortalità, anche questa festa ci ricorda che la distanza non spegne il legame. Lo trasforma, lo illumina.