Luca Marinelli, attore pluripremiato e volto di alcune delle più intense interpretazioni cinematografiche italiane degli ultimi anni, firma il suo debutto alla regia teatrale con Una relazione per un’accademia, adattamento del celebre racconto di Franz Kafka. Lo spettacolo, in scena dal 25 al 30 marzo al Teatro India, si fa riflessione aspra e struggente sulla libertà, il conformismo e le trappole della condizione umana.
Al centro della scena, l’ipnotico Fabian Jung veste i panni del Signor Rot Peter, una scimmia che, strappata alla sua natura selvaggia e costretta a vivere tra gli uomini, sceglie di imitarli per guadagnarsi la libertà. Cinque anni dopo la cattura, la scimmia si trova a parlare di fronte a una platea accademica, raccontando il proprio percorso di adattamento. Il testo di Kafka assume qui una dimensione grottesca e tagliente, interrogandosi su cosa significhi davvero emanciparsi in un sistema che impone rigidi schemi di comportamento.

«Quello che il pubblico sentirà è una riproposizione della dinamica che Kafka racconta all’inizio del suo testo: questa scimmia da cinque anni è entrata nel mondo degli uomini e sta iniziando a padroneggiare la “parola”», racconta Marinelli. «Ma le scimmie sentono con la pancia e non hanno la padronanza della lingua. Fabian non parla italiano e per noi questo è stato un punto di partenza fondamentale e stimolante». Un’intuizione che trasforma il linguaggio in un confine e in una sfida, rafforzando l’estraneità del protagonista al mondo che tenta di dominare.
Marinelli e Jung si incontrano per la prima volta nel 2012, e proprio allora nasce l’idea di portare Kafka in scena. La carriera di entrambi prende direzioni diverse, ma il progetto resta un nodo irrisolto, un’urgenza teatrale che trova il suo compimento solo nel 2023, quando Una relazione per un’accademia debutta al Festival dei Due Mondi di Spoleto, raccogliendo consensi unanimi.
Jung, attore tedesco classe 1984, con una solida esperienza nei teatri europei, restituisce un Rot Peter di straordinaria intensità, giocando con il corpo e la voce per evocare il dramma di un essere che non appartiene più né al regno animale né a quello umano. «La scimmia è una lottatrice», afferma Jung. «Sta al pubblico decidere se sarà una vincitrice o una perdente. Per lei non c’è altra possibilità che continuare a camminare lungo il percorso tracciato».
La scena, curata da Sander Looner, è un territorio ibrido, un limbo in cui si muove un protagonista sempre in bilico tra due mondi. Le luci di Fabiana Piccioli enfatizzano i passaggi emotivi e la metamorfosi del protagonista, trasformando il palco in una gabbia simbolica da cui l’unica via d’uscita è l’adattamento.
Con questa prima regia, Marinelli non si limita a mettere in scena un testo, ma costruisce un’esperienza viscerale, un viaggio teatrale che sfida le convenzioni e risveglia interrogativi profondi. Una relazione per un’accademia è una confessione, un atto di ribellione e, allo stesso tempo, una resa. Una riflessione feroce sulla condizione umana che non smette mai di interrogare e inquietare.