Poche persone hanno la fortuna di possedere villette nella campagna francese, ma quasi tutti sul pianeta hanno vissuto il lockdown durante la pandemia di Covid-19. In quei mesi sospesi, le persone hanno imparato nuove ricette, cercato conforto nella terapia online, fatto lunghe passeggiate silenziose, riflettuto sul passato, disquisito sui pericoli del virus, e fatto propositi di cambiamenti di vita.
Questi sono, in sintesi, gli eventi di Hors du Temps di Oliver Assayas, (con il titolo internazionale Suspended Time), presentato in concorso alla Berlinale 2024 e in anteprima italiana il 7 giugno al Biografilm Festival. Una finestra su un periodo della nostra vita, risvegliando memorie e spettri del passato. Paul (Vincent Macaigne) è un regista che si rifugia nella casa della sua infanzia nel villaggio di Montabé con la sua nuova fidanzata, Morgane (Nine d’Urso).
Paul condivide la proprietà della casa con suo fratello, Etienne (Micha Lescot), un ex musicista che sta cercando di capire come condurre a distanza i suoi programmi radiofonici su luminari del rock classico. Ha invitato la sua nuova fidanzata, Carole (Mora Hamzawi), a passare il lockdown con Paul e Morgane.
“Il lockdown è stato difficilissimo per tutto il mondo,ma ciò che mi colpisce è come ciascuno di noi l’abbia attraversato in maniera unica, influenzati da fattori come il luogo in cui ci trovavamo, le persone con cui eravamo, il numero di individui intorno a noi, e l’ambiente circostante,” ha detto Nine d’Urso. Dopo gli inizi a teatro, l’attrice Italo-francese nel 2022 è comparsa nel film I Love America, a fianco di Sophie Marceau.
Il film è stato girato nella casa di famiglia di Assayas. Come ha influenzato la tua performance?
Girare nella casa di famiglia di Assayas ha reso l’esperienza straordinaria. Non si trattava di un grande studio con sessanta persone, ma di una piccola squadra di massimo venti persone, che lavorava in una casa reale, non un classico studio cinematografico. La casa stessa era parte integrante dell’esperienza, con i suoi libri realmente presenti nella biblioteca e i muri che avevano assistito agli eventi di cui parlavamo nel film. Questa particolare ambientazione ha reso l’esperienza quasi surreale, come se fossimo un gruppo di amici che viveva per un mese situazioni già vissute da altri.
Ci sono stati momenti in cui la linea tra realtà e finzione sembrava svanire? Può darci un esempio concreto?
Assolutamente. Per esempio, c’è un momento in cui ho una conversazione con Nora, seduti su una poltrona, e quella conversazione era realmente avvenuta proprio lì, in quel preciso luogo. La linea di demarcazione tra realtà e finzione diventava sempre più sfumata, creando un’atmosfera unica e immersiva. Ogni dettaglio della casa, ogni libro sugli scaffali, sembrava partecipare alla narrazione, contribuendo a creare un legame profondo tra noi e la storia che stavamo raccontando. Era come se la casa stessa fosse un personaggio silenzioso, testimone e custode di tutte le storie che si erano intrecciate tra le sue mura nel corso del tempo.
Parliamo del tuo personaggio, Morgane. Come ti sei rapportata a lei?
Nine d’Urso: Morgane è il personaggio più giovane della casa, ed è anche il più riflessivo e maturo. Trovo affascinante che il più giovane sia quello che mantiene il controllo e ha un effetto calmante sugli altri. Sul set ero davvero la più giovane del gruppo, e questo ha avuto un forte impatto su di me. Durante il lockdown, mia sorella minore è stata la persona più riflessiva e adulta nella nostra casa, quindi mi sono sentita molto vicina a Morgane.
Cosa hai in programma per il futuro?
Nine d’Urso: Adesso sono in Sicilia, lavorando a una serie francese sulla scrittrice Georges Sand, che sarà trasmessa l’anno prossimo. Abbiamo già girato per due mesi e manca ancora un mese di riprese. Anche se è stancante, mi piace moltissimo. Inoltre, sto collaborando anche su una serie americana e spagnola chiamata The Head, giunta ormai alla terza stagione.