La prima volta dei Maneskin allo Stadio Olimpico è stato un tripudio di potente rock e fiamme che ha incendiato per due serate consecutive una Roma presa nella morsa dell’afa di Caronte. Poco dopo le 21:00, Damiano David, Victoria De Angelis, Ethan Torchio e Thomas Raggi, salgono sul palco tra le urla assordanti del pubblico. Segnali di come ci sia ancora vita nei corpi di chi si è appostato fin dalle prime ore del mattino per assicurarsi un posto in prima fila.
Si sa, Damiano & Co si sono guadagnati la fama anche per i loro outfit glamour che virano sull’ambiguità e il gender fluid. Non stupisce dunque più di tanto il fatto che Damiano dopo essersi presentato al pubblico in un elegante gessato, si sia sbarazzato velocemente dell’ingombrante giacca per restare a petto nudo. Sul palco una sequenza di quadri tridimensionali e due megaschermi laterali. Luci abbaglianti, laser ed effetti visivi per una scenografia imponente che sprigiona tutta l’energia dei vent’anni dei membri della band.
Concerto al The Bowery di New York
Gasoline e Don’t Wanna Sleep saltano fuori dalla voce di Damiano con un’arroganza di sesso, droga e rock and roll che solo lui e pochi altri si possono permettere senza risultare stucchevoli, fasulli o presuntuosi. I riff di Victoria al basso si scagliano contro la superficialità dello star system americano in Gossip, una traccia che suona molto meglio dal vivo che su Spotify, nonostante l’assenza di Tom Morello.
Sul palco dello Stadio Olimpico, i Maneskin se la cavano bene ostentando quell’atteggiamento strafottente su testi che fanno arrossire anche gli ascoltatori sessualmente più disinibiti. “Oh, mamma-mamma mia, sputami addosso il tuo amore. Sono in ginocchio e non vedo l’ora di poter bere la tua pioggia”, è l’intro del brano Mamma mia, parole che ben riassumono la formula del successo del gruppo.
Ne hanno fatta di strada, letteralmente, i Maneskin. Il funk-rock di Chosen racconta idealmente la storia della band, dalle esibizioni nel centro di Roma fino ad arrivare sul tetto del mondo. Il ritmo frenetico della canzone travolge la folla che sembra quasi risucchiata nel vortice dell’ego del frontman. Carisma, grinta, talento e una voce graffiante, Damiano ha una presenza scenica non solo accattivante ma anche teatrale. Dà la sensazione di avere il pubblico in pugno. A tenergli testa, Victoria, pulsante e sensuale, che si aggira sul palco con una sfacciataggine che rischia di scivolare nell’artificio, ma si ferma sempre un attimo prima.
Su “Own My Mind” e “Supermodel” si canta, si balla e si salta. I Måneskin sfilano sul palco come vere rock star, sono una macchina ben oliata. Si diverte Damiano e diverte il pubblico con cui dialoga molto. “È sempre stato un chiodo fisso arrivare a fare un palco del genere”, confida al pubblico un attimo prima di eseguire a cappella Iron Sky di Paolo Nutini. Un’interpretazione che dà i brividi.
La band si ricompone e il ritmo riprende ad accelerare con i brani dall’ultimo album “RUSH!” che conta oggi oltre 1,3 miliardi di stream. I momenti salienti dello spettacolo sono ovviamente le superhit Beggin’, I wanna be your slave e Loneliest, una traccia emotiva che mostra la band sotto una luce più vulnerabile.
Una nota a parte merita la rivisitazione in chiave rock del famoso brano dei Four Seasons, ancora in vetta alle classifiche americane. “Ci dicono che è una cover, sì è vero ma l’abbiamo fatta bene», sottolinea Damiano.
La hit machine sforna brani su brani fino all’ultima canzone in scaletta, l’inedito e potente punk di Kool Kids, per il quale, come da copione, i Maneskin hanno invitato molti fan a raggiungerli sul palco.
Quelli che, dopo la vittoria all’Eurovision Song Contest, avevano immaginato una veloce discesa negli inferi del dimenticatoio per i Måneskin, dovranno darsi pace. Sì, lo spettacolo a volte può sembrato un po’ troppo rifinito e costruito ma sul palco la band ostenta una carica rock innocente ed irruente che non si può che restarne soggiogati.