Dall’1 al 5 febbraio, sul palco del Teatro India, COSÌ FAN TUTTE, liberamente tratto dall’opera di Mozart, rivive sulla scena nella riduzione musicale di Leandro Piccioni e Mario Tronco, anime dell’Orchestra di Piazza Vittorio, affidando all’universo interpretativo delle Ebbanesis (Serena Pisa e Viviana Cangiano) i personaggi delle sorelle Fiordiligi e Dorabella per proiettarle in una Napoli libertina e cosmopolita, colta e scurrile.
Attingendo all’antico mondo della “posteggia napoletana”, la musica dei suonatori di strada, l’adattamento di Andrej Longo approfondisce e ripercorre la storia delle due sorelle, mentre la regia di Giuseppe Miale di Mauro le trasferisce, attraverso un gioco di tempo e spazio, in un palazzo dei Quartieri Spagnoli o più lontano in una nobile villa della chiaja o di Posillipo.
Lo spettacolo – una produzione Nest/Tieffe Teatro Milano in collaborazione con Mario Tronco – enfatizza l’ambientazione di una Napoli del ‘700 che farà da sfondo alle avventure di due giovani ufficiali, Guglielmo e Ferrando, che, per provare la fedeltà delle rispettive fidanzate Fiordiligi e Dorabella, le corteggiano sotto mentite spoglie, fino a quando ognuna si lascerà conquistare dal fidanzato dell’altra. Il cinico Don Alfonso e la cameriera Despina organizzano un finto matrimonio, poco prima del quale verrà svelato l’intrigo. Dal giorno in cui accaddero gli avvenimenti, e l’imbroglio organizzato da Don Alfonso e i loro promessi sposi, è passato circa un anno. Sotto la cenere cova ancora qualche scintilla d’amore per i loro ex fidanzati, ma non per questo le due sorelle avranno intenzione di tornare con loro.
«Tutto il mio lavoro – commenta Mario Tronco – da sempre, dagli Avion Travel fino all’Orchestra di Piazza Vittorio, segue una linea che è quella della ricerca dell’origine che muove il processo compositivo. E questo si presenta attraverso una matassa disordinata di notizie, esperienze, totalmente diverse che improvvisamente si snoda seguendo il percorso di un unico filo con cui costruire il disegno. Nel Flauto Magico il filo era la società multietnica raccontata da Bergman all’inizio del suo indimenticabile film. Nella Carmen il viaggio dei nomadi del Rajasthan e dell’espansione prodigiosa della cultura Rom. Nel Don Giovanni la libertà sessuale attraverso la musica da ballo. Così fan tutte invece mi porta a Napoli, non solo come ambientazione geografica ma come mondo musicale e linguistico. Il filo della matassa segue la strada tracciata dal Maestro De Simone con le sue trasposizioni della musica popolare in forma di melodramma, facendo finta che Mozart abbia ascoltato le melodie del “Così fan tutte” per strada, a Napoli, da musicisti ambulanti. I linguaggi adoperati sono diversi, pur essendo attinti dalla stessa espressività napoletana: un dialetto quotidiano realistico usato normalmente in città. Con tale linguaggio si svolgeranno il libretto e i dialoghi atti a mettere in risalto una realtà quotidiana di oggi come di trecento anni fa. L’idea è stata quella di trasformare Così fan tutte in una storia cantata e recitata da due sole attrici come fosse un lungo flash-back». La rielaborazione musicale si rifà alla musica ambulante napoletana conosciuta, per l’appunto, come “Posteggia”, in cui le azioni cantate e i recitativi sono accompagnate da un trio di corde classico con i musicisti Alessandro Butera (chitarra manouche, mohan veena), Marcello Smigliante Gentile (mandolino, mandoloncello) e Gianluca Trinchillo (chitarra classica), che spazieranno dal tessuto popolareggiante cinquecentesco (villanelle, moresche) all’opera buffa napoletana fino alla sceneggiata.