E’ oppresso dall’incubo della superstizione il commendatore Gervasio Savastano. Condannato a vedere segni funesti ovunque, vittima delle sue strane manie. A interpretarlo – in scena – è Enzo De Caro, protagonista di Non è vero ma ci credo, al Parioli da oggi al 10 aprile. Sul palcoscenico la versione moderna di una classica commedia dell’arte – scritta da Peppino De Filippo – per la regia di Leo Muscato. Uno spettacoli é ambiento negli anni ’80, in una Napoli frenetica, ricca di contraddizioni e stimoli artistici, di luci e ombre. La commedia affronta il tema dell’uomo ossessionato dalla superstizione, specchio di un problema più grande: la fede cieca in qualcosa. E sappiamo, soprattutto in questi ultimi tempi, che non porta a niente di costruttivo. Il protagonista convive con il bisogno di contare su qualcosa che può influenzare il proprio destino. Il testo portato in teatro da de Caro è più che mai attuale e riflette la pericolosità delle false credenze. Mette in mostra le debolezze, le fragilità, le imperfezioni e le follie umane, e quella martellante certezza che ti toglie la capacità di discernere. Di capire chi sei, dove stai e che cosa stai facendo. La sua è una totale devozione che pagherà a caro prezzo, con delle conseguenze disastrose. Perderà se stesso e gli affetti più cari.
Non è vero ma ci credo conquista il pubblico con il suo tono scanzonato e leggero per parlare di un argomento che a volte ha assunto anche contorni inquietanti.