Andrei Konchalovsky firma la sua seconda regia italiana per lo Stabile di Napoli, affrontando uno dei lavori più noti di Ingmar Bergman, Scene da un matrimonio. Inizialmente girato per la televisione, in sei episodi della durata complessiva di trecento minuti, il film uscì al cinema nel 1973 in una versione di 167 minuti, consentendo al vasto pubblico dell’epoca di verificare come il dizionario delle gioie e delle difficoltà della vita coniugale finisse con l’utilizzare termini comuni a tutte le latitudini.
Il non detto di Marianne e Johan – una coppia apparentemente felice che Konchalovsky trasporta nella Roma degli anni Sessanta rinominandoli Milenka e Giovanni – finisce con l’esplodere con violenza in seguito alla decisione di lui di abbandonare la moglie per una studentessa. Cionostante Giovanni si rivela come una persona estremamente fragile, vittima delle proprie pulsioni e di un perbenismo fino a quel momento autoimposto.
Chi in definitiva riesce ad avere una tenuta più a lungo termine (nonostante l’ansia, le suppliche e gli incubi) finisce con l’essere Milenka nei confronti della quale l’ormai ex marito vorrebbe continuare a mantenere una forma assurda di possesso non concedendole il divorzio, geloso dei rapporti con altri uomini da lei a sua volta instaurati.