I viaggi nel tempo sembrano appartenere ad un futuro molto lontano ma se consideriamo i grandi progressi compiuti dalla tecnologia insieme alla magia del cinema è possibile costruire una simulazione credibile di quello che ci potremmo aspettare. La Belle Époque, presentato alla Festa del Cinema di Roma e dal 7 novembre nelle sale con I Wonder, parla di un’azienda che fa proprio questo, usando set cinematografici, attori versatili e una miriade di dettagli storici per ricreare il passato per clienti facoltosi.
Gli scenari sono infiniti e intriganti: perché non tornare alla Germania della Seconda Guerra Mondiale e riscrivere la storia in modo da sconfiggere i nazisti o riconnetterti con il padre o la madre scomparsi troppo presto? Lo sceneggiatore e regista Nicolas Bedos è consapevole della retorica conservatrice di chi si schiera dalla parte del “prima era meglio”, in tempi in cui il razzismo e il sessismo erano più leciti. Lo stupro era impunito e le donne non potevano abortire.
La “Belle époque” di Victor (Daniel Auteuil) è più innocente. Disprezza i media e ha nostalgia per un passato in cui le persone sfogliavano le pagine di un romanzo, di un giornale o di un fumetto e parlavano effettivamente con qualcuno piuttosto che inviare SMS e Gif. Victor vuole tornare alla sua giovinezza, un periodo in cui si sentiva gratificato, innamorato, sapeva divertirsi e si trovava più attraente.
La moglie Marianne (Fanny Ardant) cerca invece disperatamente di rimanere giovane e all’avanguardia. Dopo una discussione i due si separano e un riluttante Victor accetta la proposta di un eccentrico imprenditore (Guillaume Canet) che grazie all’uso di scenografie cinematografiche, comparse e un po’ di trucchi di scena, gli propone di rivivere il giorno più bello della sua vita.
Auteuil è eccezionale nel ruolo principale, rimanendo scettico nei confronti della farsa ma incapace di resistere al suo fascino. Fanny Ardant, arrivata a Roma per presentare il film, ricorda invece che la nostalgia è una richezza e alla fine si impara di più dall’infelicità che dalla felicità. La sceneggiatura di Bedos è esilarante per un film divertente che riesce ad essere una riflessione leggera sul valore dei ricordi e sulle tante possibilità di riconciliare i vari frammenti didi vita di cui siamo tutti composti.