Con Her, Spike Jonze è riuscito a far emozionare il pubblico di tutto il mondo con la storia d’amore tra un uomo e un software. Benoit Forgeard fa ancora meglio con il film Tutti Pazzi per Yves, presentato alla Quinzaine des Realisateurs del 72° Festival di Cannes, e in anteprima al Biografilm Festival di Bologna. Il film racconta la storia di Jerem, (William Lebghil, Due sotto il burqa) un rapper un po sfigato che per risparmiare sulla spesa alimentare accetta di fare il tester per Yves, un frigorifero intelligente che dovrebbe semplificare la sua vita. Jerem è sorvegliato da So (Doria Tillier), intervistatrice per conto della società Digital Cool, che si interessa immediatamente della sua carriera musicale e di come cambierà con una dieta rivitalizzata. Le conseguenze sulla vita personale di Jerem saranno imprevedibili con un finale a metà strada tra il cartoonish e il surreale. Abbiamo incontrato il regista Benoit Forgeard.
Da dove nasce l’idea del film?
Volevo mettere in discussione la nostra relazione con l’intelligenza artificiale, senza essere fatalista. Nel cinema l’IA è vista come una minaccia esistenziale, personalmente non considero le macchine come nemici. Il film intende sfatare tanti pregiudizi negativi sull’intelligenza artificiale e ripulire l’immaginario collettivo fatto di robot assassini e computer dai poteri devastanti che ci vengono propinati da cinema e dalla letteratura.
Nel film la protagonista ha una vera e propria relaizone sessuale con il frigorifero
E‘ un modo per smontare il concetto stesso di IA che trovo molto ridicolo perchè sembra voler dire che le persone più mediocri della società in fututo rischiano di essere sostituiti dai robot.
Eppure anche il film considera il richio che i robot possano prendere il controllo delle nostre vite. Ad un certo punto Yves decide cosa Jerem deve mangiare, incontrare, arriva addirittura ad immischiarsi nella sua musica. Fino all’inevitabile conflitto.
Il frigorifero entra alla fine in competizione con Jerem per conquistare il cuore di So. E ci riesce perchè lo scambio tra robot e uomo non è a senso unico. Se il “frigorifero” diventa un po’ umano lo deve a Jerem. A sua volta Jerem impara a osare di più, a vincere le sue paure. Questa storia mi ha permesso anche di mettere in discussione l’ossessione moderna di essere migliori in tutto arrivando ad affidare le nostre vite a degli algoritmi che ci indicano la strada per arrivare alla perfezione.
Yves vince addirittura l’Eurocontest.
Anche di questo parla Yves. Attraverso le tecnologie digitali, come i cellulari, stiamo assistendo ad una omologazione dei consumi culturali ed un appiattimento dei gusti del pubblico. Jerem si è sempre rifiutato di piegarsi alle nuove tecnologie ma senza filtri la sua musica ha pochi followers sui social. Fino all’arrivo del frigorifero…