20’ passata una settimana dall’inizio delle gare coreane a, come nello sport accade, a fronte di grandi atleti si sono confermati come i migliori ci sono stai altri che non hanno mantenuto le attese.
Facciamo un piccolo estratto dei principali risultati, tra sorprese, conferme e delusioni, non solamente in chiave azzurra.
Sorprese
Ce ne sarebbero mille di storie da raccontare. Una su tutte porta il nome di Hanna Oeberg, svedese. Lei che nel palmares non ha nemmeno un risultato nelle prime tre (è stata solo una volta quinta e – pensare il caso! – proprio nella gara di coppa disputata nella pista coreana…) trionfa nella 15 km di biathlon femminile. Nessun errore e un pianto dirotto per un risultato che vale una carriera.
Rivincite
Mi ha colpito la storia di Hanna Huskova una ragazza bielorussa. Lei qualche giorno fa ha perso la Coppa del mondo all’ultimo salto, cadendo malamente. Qui ha ottenuto quell’oro nell’aerials freestyle che fa dimenticare ogni sofferenza.
Le due facce della medaglia
L’esempio forse più calzante di quanto sia infinitesimale la differenza tra la gloria e la polvere lo troviamo nello snowboardcross. Il lato baciato dalla sorta porta il nome del francese Pierre Vautier. Lui, che è stato già campione olimpico quattro anni fa a Sochi, a metà della semifinale cade per colpa di un avversario, ma riesce a ripartire e qualificarsi ottenendo l’ultimo posto utile per giocarsi la finale. Dove vince la medaglia più ambita confermandosi. Il suo opposto si chiama Omar Visientin e purtroppo per noi è italiano: l’azzurro, tra i favoriti per la vittoria finale, cade, anche lui per colpa di un avversario ma la sua caduta è più rovinosa. Si rialza ma chiude solo quarto e primo dei non qualificati. Se la prende con la sfortuna e promette che ci riproverà.
Certezze
Invece di citare un unico atleta, prendo come riferimento una specialità. Siamo nel biathlon, dove il norvegese Johannes Boe domina la 20 km dopo aver dominato la stagione. Nella classifica di Coppa è leader a parimerito con Martin Fourcade. Il francese solo quinto al traguardo, si rifà vincendo la gara sprint e inanellando l’ennesimo primato di una carriera straordinaria.
Delusione
Ovviamente chi sacrifica le proprie giornate con il solo obiettivo di cogliere una medaglia e non riesce vive un profondo rammarico. L’emblema di questo stato d’animo è la nostra Manuela Moelgg che non riesce a capacitarsi dell’aver sprecato l’occasione della vita finendo solo ottava nel gigante dopo che, nella prima manche aveva piazzato il miglior tempo. La sua infinita tristezza è quella di chi sa che non avrà un’altra occasione.
Amarezza
Tutta nell’espressione di Lindsey Jacobellis. L’americana, campionessa del mondo in carica nello snow board cross, cade a 5 metri dal traguardo, proprio quando era dietro solo alla Moioli. Per lei, famosissima in patria, il rimpianto di un’occasione perduta.
Popolarità
Shaun White è un campione fuori dal comune. La sua popolarità negli Stati Uniti è pari a quella delle stelle cinematografiche. Per lui, che canta anche in una band di successo l’ennesimo trionfo dopo che pochi mesi fa ha subito una gravissima caduta nella quale ha dovuto essere ricucito tra bocca e baso con 64 punti. Sembra dovesse ritirarsi e invece eccolo qui
Outsider (di successo)
Pita Taufatofua la sua missione l’ha portata a termine e nel migliore dei modi. Arrivato a Pyeongchang come unico rappresentante di Tonga (con tanto di sfilata a torso nudo col termometro sotto zero), Pita si è cimentato nella 15 km di fondo a tecnica libera. Ovviamente non ha vinto ma è l’unico uomo di Tonga (ma con passaporto australiano) che ha disputato sia le Olimpiadi invernali (nel fondo, appunto), che quelle estive a Rio 2016 (dove ha gareggiato nel taeqwondo). Il suo profilo social è tra i più popolari, il suo risultato va oltre.
Tricolori
In questa prima settimana l’Italia ha già ottenuto quanto non era riuscita ad avere a Sochi 2014: due medaglie d’oro che brillano negli occhi di Arianna Fontana (short track) e Michela Moioli (snow board cross). Erano favorite e non hanno deluso le attese confermandosi, come (purtroppo è così) in Italia solo le donne sanno fare, sotto grande pressione.
Onore al merito
La tedesca Claudia Pechstein è arrivata solo decima nei 5000 metri dello short track. Ma per lei, che ha già vinto 9 medaglie olimpiche (di cui la prima nel 1992) a 46 anni è un risultato che merita i complimenti.
E adesso sotto con la seconda settimana!