Avreste mai pensato che il dietro le quinte del cinema italiano – tra attori in crisi, agenti stressati e trattative infinite – potesse diventare materia di una serie pop, autoironica e sorprendentemente lucida? Call My Agent – Italia, adattamento della francese Dix pour cent, ci riesce. E con la terza stagione, in arrivo dal 14 novembre su Sky e NOW, continua a raccontare il mondo dello spettacolo italiano con un tono che mescola commedia, malinconia e osservazione sociale.
Non è solo una questione di adattamento: è anche un modo per rimettere al centro un immaginario che spesso il nostro cinema ha trattato con troppa deferenza o con troppo cinismo. La serie guarda agli attori, agli agenti e al sistema che li tiene insieme senza idealizzazioni, ma anche senza cattiveria. Una forma di realismo affettuoso, dove la fragilità dei personaggi è spesso più interessante del loro successo.
A reggere il racconto è ancora l’agenzia CMA, ormai sotto pressione per l’arrivo della multinazionale UBA, pronta a ristrutturare il mercato italiano. I protagonisti storici – Michele Di Mauro, Sara Drago, Maurizio Lastrico – tornano nei ruoli di Vittorio, Lea e Gabriele. Con loro anche gli assistenti, che restano il vero motore dell’agenzia, e spesso anche quello narrativo.
Tra le novità, come sempre, ci sono i camei. In questa stagione: Michelle Hunziker e Aurora Ramazzotti nei panni di loro stesse, Stefania Sandrelli, Miriam Leone, Ficarra & Picone, e il cast di Romanzo Criminale – La serie in una reunion volutamente disfunzionale.
La regia di Simone Spada tiene insieme registri diversi con equilibrio e sobrietà. Nessuna forzatura, nessun compiacimento estetico: solo il ritmo giusto per una serie che funziona quando lascia spazio ai personaggi, alle loro esitazioni, ai piccoli fallimenti.
Più che raccontare lo spettacolo, Call My Agent – Italia racconta chi lavora nell’ombra, chi cerca di restare a galla in un mondo fatto di aspettative e scadenze. E lo fa senza moralismi, ma anche senza illusioni. È una serie leggera, ma non superficiale. Ed è questo, oggi, uno dei modi più intelligenti per raccontare il nostro presente.