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Il ritorno in sala (e sul divano)

Il pubblico cambia volto: più giovani, meno abitudine, più curiosità. Lo studio ANICA fotografa un’Italia che riscopre il cinema tra sala e streaming

Monica Straniero by Monica Straniero
11 Ottobre 2025
in Cultura
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Casula-Usai-Novelli-Lucisano-Gialdini-Dichter

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Gli italiani stanno tornando al cinema, ma lo fanno a modo loro: meno spesso, più consapevoli, e con una curiosità che si divide tra la sala e il divano di casa. È questa la fotografia che emerge da Sala e Salotto, la nuova edizione dello studio curato da Michele Casula per ANICA, presentato al MIA – Mercato Internazionale Audiovisivo. Una ricerca ormai storica, giunta alla sua sedicesima edizione, che osserva come l’esperienza cinematografica in Italia stia cambiando pelle, riflettendo l’evoluzione del pubblico e dei suoi riti.

Nel 2024 oltre due milioni di italiani in più sono entrati almeno una volta in sala rispetto all’anno precedente, ma i biglietti venduti sono diminuiti di circa due milioni. Un’apparente contraddizione che racconta una verità più profonda: la sala non è più un’abitudine regolare, ma un luogo che si sceglie di volta in volta. La frequenza media si ferma a 2,8 presenze l’anno, ma cresce la platea complessiva, con il 42% della popolazione che è tornato al cinema almeno una volta. È un pubblico più ampio, meno fedele ma più curioso, disposto a muoversi quando l’offerta lo merita.

A cambiare, più di tutto, è la composizione anagrafica. I giovani tornano protagonisti. Le fasce 3–14 e 15–24 anni sono in netta crescita (+11% di presenze), e gli under 25, pur rappresentando solo il 20% della popolazione, generano il 43% degli ingressi complessivi. È il pubblico che si pensava perduto, quello che lo streaming avrebbe allontanato dalla sala per sempre, e che invece dimostra di volerci tornare. Gli over 50, al contrario, frequentano meno: sono metà della popolazione ma solo il 22% degli ingressi. Eppure tra loro qualcosa si muove. Gli over 60, nei primi sei mesi del 2025, hanno già totalizzato quasi il 60% degli ingressi dell’intero 2024, segno che il desiderio di cinema è ancora vivo, anche se serve uno stimolo diverso per riaccenderlo.

«Il pubblico sta tornando a vivere l’esperienza della sala, ma cambia il modo in cui sceglie e consuma audiovisivo», spiega Alessandro Usai, presidente di ANICA. «È importante che siano i giovani a trainare questa ripresa: smentiscono l’idea che vivano solo online. Il loro ritorno è una buona notizia per tutti e deve spingerci a chiederci se stiamo davvero producendo film che parlano a loro». Usai invita anche a pensare alla qualità come chiave di rinascita: «Servono storie forti, rappresentative, inclusive. Ma anche politiche di accesso più intelligenti: abbonamenti, promozioni, iniziative per famiglie e bambini. Dobbiamo far capire che il cinema è di nuovo un luogo per tutti».

Lo studio dedica ampio spazio proprio ai nuovi strumenti di fidelizzazione, dalle formule scontate come Happy Cinefamily – pensata per i più piccoli – ai Cine Carnet, pacchetti di ingressi prepagati da 5 o 10 biglietti. Quest’ultimo, interessante anche per il valore simbolico che porta con sé, è piaciuto soprattutto alle donne e al pubblico adulto, mentre la versione più breve, quella da cinque ingressi, ha trovato successo tra i giovani più assidui. Piccoli esperimenti che rivelano una cosa semplice: non basta abbassare i prezzi, serve reinventare la relazione tra spettatore e sala, trasformando l’acquisto del biglietto in un gesto affettivo.

Sul fronte dei contenuti, i segnali sono incoraggianti. Due spettatori su tre ritengono che la qualità del cinema italiano sia in crescita, e quattro su cinque chiedono più spazio ai nuovi talenti, in particolare alle registe e alle sceneggiatrici. Ciononostante, il 56% del pubblico continua a non sentirsi rappresentato: mancano storie per bambini, per adolescenti, per chi vuole vedersi sullo schermo senza riconoscere solo stereotipi. È qui che si gioca una partita decisiva: costruire un cinema più vicino alla vita reale, più aperto e meno autoreferenziale, capace di intercettare le esperienze di chi oggi la sala la frequenta davvero.

Ma il presente dell’audiovisivo non si gioca solo al buio delle sale. Negli ultimi dieci anni, gli italiani over 50 abbonati a piattaforme streaming o pay TV sono raddoppiati, arrivando a rappresentare quasi la metà degli utenti SVOD. I giovani, invece, vivono in piena ibridazione: per loro il passaggio dal salotto alla sala non è una contraddizione, ma una continuità naturale. Guardano serie sul divano, ma vanno in sala per i film che vogliono condividere, per l’esperienza collettiva. La pandemia, semmai, ha reso più fluido questo rapporto, non più basato sull’esclusività di un mezzo, ma sul valore del momento.

Durante la tavola rotonda che ha accompagnato la presentazione – moderata da Valentina Torlaschi di Box Office con Sonia Dichter (01 Distribution), Simone Gialdini (ANEC/Cinetel) e Federica Lucisano (Lucisano Media Group) – è emersa una convinzione comune: il futuro del cinema italiano dipenderà dalla capacità di ascoltare davvero il pubblico. Capire come si muove, cosa cerca, come alterna la sala al salotto, lo streaming all’evento, l’intimità al rito collettivo. Perché la sfida, oggi, non è riportare tutti al cinema, ma ridare senso all’andare al cinema. E far sì che, anche da casa, quel gesto continui a somigliare un po’ a una magia.

Tags: AnicaCinema Italianogiovani e culturaindustria culturalemercato audiovisivoMIA 2025pay TVpiattaforme digitaliricercaspettatoristreamingtendenze
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