Da ventisette anni Flautissimo è il suo laboratorio, un luogo in cui la musica e il teatro si mescolano fino a non riconoscersi più. Roma, dal 19 ottobre al 15 dicembre, diventa una costellazione di spazi – Palladium, India, Torlonia, le biblioteche di quartiere – collegati da un tema che suona come una confessione: “Tutto quello che avrei voluto dirti… o quasi.”
La prima parola tocca a Massimo Popolizio ed Emanuele Trevi. La casa del mago, in scena il 19 ottobre, è un dialogo tra assenza e memoria: un padre che si ritira nel silenzio, un figlio che prova a ricostruirlo attraverso i libri. Nessun sentimentalismo, solo il tentativo di restituire alle parole il peso che avevano prima di svuotarsi.
Pochi giorni dopo, Peppe Servillo porta al Palladium Il fuoco che ti porti dentro (4 novembre), adattamento del romanzo di Antonio Franchini. Madre e figlio, ironia e tragedia, voce e chitarra: il racconto di un legame che non si spegne, anche quando brucia troppo.
A dicembre, la scena cambia tono. Stare meglio di Giacomo Ciarrapico (2 e 3 dicembre, Torlonia) è una commedia amara sulla fragilità, con Carlo De Ruggieri che gioca tra sarcasmo e resa. Poi Fabrizio Bentivoglio (8 dicembre, Teatro India) racconta se stesso in Piccolo almanacco dell’attore, un autoritratto secco, privo di retorica, dove il mestiere diventa materia viva.
Chiude Lucia Mascino, protagonista di Teresa la notte (10 e 11 dicembre): una donna comune che affonda nella rete, in un monologo che mescola cronaca e incubo. Regia di Giampiero Solari, musiche di Stefano Fresi.

Ma Flautissimo non nasce sul palcoscenico. Le sue radici sono nel suono. Il 22 e 23 novembre, al Teatro Palladium, torna la sezione di musica da camera: sei concerti con alcuni tra i flautisti più riconosciuti al mondo – Silvia Careddu, Denis Bouriakov, Juliette Hurel, Sebastian Jacot, Mario Caroli – accompagnati da pianisti e arpisti europei. In programma Bach, Debussy, Mendelssohn, Strauss. Due giorni di dialogo tra respiro e materia, dove il flauto si fa voce e confessione.
Fuori dai teatri, il festival si estende alle biblioteche. Alla Vaccheria Nardi, Serena Sansoni legge Natalia Ginzburg: relazioni, solitudini, parole che bastano da sole.
Alla Biblioteca Europea, la stessa attrice affronta Jane Austen: Orgoglio e pregiudizio visto dal lato dei silenzi, di ciò che non viene detto.
