Lee Miller è quella figura che sembra appartenere a un’epoca in cui avrebbe già dovuto essere celebrata da un biopic, tanto è il suo spirito straordinario e la sua sfida alle convenzioni del tempo. Lee, nei cinema dal 13 marzo, è il film che finalmente riesce a raccontare la sua storia, grazie alla regia di Ellen Kuras, alla bravura di Kate Winslet e ai documenti tramandati dal figlio Antony Penrose, che insieme creano il ritratto di una donna che non ha mai accettato di conformarsi, un’immagine affascinante e potente di determinazione.
Quando il film inizia, Lee (Winslet, in una delle sue performance più intense) si trova in una fase della sua vita in cui la spensieratezza sembra ancora prevalere, mentre cammina lungo le coste europee con i suoi amici altrettanto affascinanti (Marion Cotillard e Noémie Merlant), godendosi una vita che le sue esperienze da modella per Vogue le hanno permesso di vivere. Tuttavia, senza bisogno di molte parole, ci accorgiamo che questo periodo è destinato a non durare. Sebbene in questi anni conosca il futuro marito, Roland Penrose (Alexander Skarsgård), il suo spirito non sarebbe mai stato quello di rimanere passivamente spettatrice del corso degli eventi.
Dotata di una spiccata abilità con la macchina fotografica, Lee sfrutta i suoi legami con Vogue e la sua direttrice Audrey Withers (Andrea Riseborough) per entrare nelle terre devastate dalla guerra, mettendo la sua passione e il suo sguardo critico al servizio della documentazione di eventi che non potevano essere ignorati. In un ambiente in cui i colleghi maschi la guardano con ostilità e disprezzo, Lee si trova a fotografare tra le situazioni più pericolose della storia, utilizzando alcune delle sue immagini più celebri per far progredire la narrazione. Una delle più emblematiche è quella scattata insieme a David Scherman di Times Magazine (Andy Samberg, una vera sorpresa) nell’appartamento ormai vuoto di Hitler, dove i due immortalano un atto di sfida nelle acque della sua vasca da bagno.
In un contesto di atrocità, è evidente che Lee non poteva limitarsi a scattare immagini superficiali. Con passione e disperazione, sfida la linea editoriale di Vogue, rifiutando l’idea di distogliere lo sguardo. La scena in cui si scaglia contro la redazione e distrugge i negativi delle foto è forse la più emozionante, un atto di ribellione che grida vendetta per la verità che non vuole essere messa a tacere.
Eppure, tra le fasi di lotta e di tenacia, Lee ci regala anche dei momenti di respiro, quando la protagonista, ormai anziana, rivive il passato davanti a un giovane giornalista (Josh O’Connor). Questi istanti, pur se a tratti interrompono il flusso narrativo, aggiungono una delicatezza al film e permettono di entrare nel cuore della storia, un’ulteriore chiave di lettura che porta alla rivelazione di un evento che arricchisce la già forte carica emotiva.
La devozione di Winslet per Lee Miller emerge in ogni scena, e il fatto che il film si concentri in particolare sulla sua carriera come corrispondente di guerra, piuttosto che sulla sua carriera di modella, è un omaggio al suo impegno e alla sua visione. ”Dopo questa esperienza posso dire che queste cose fanno ancora più parte di me”, ha detto Winslet. “Lei lottava per gli altri, ha ridefinito l’idea di femminilità, lasciando da parte la bellezza e la vanità. È un personaggio che mi ha ispirato in maniera incredibile”.