Periferia. Una parola che evoca immagini dense di contraddizioni, sospese tra degrado e resistenza, abbandono e rinascita. Lux Santa, il primo lungometraggio di Matteo Russo, si muove esattamente su questa linea di confine. Nelle sale dal 22 gennaio 2025 con la distribuzione di Cattive Produzioni, dopo aver debuttato al 41° Torino Film Festival e all’Italian Showcase di CannesDocs 2023, è un viaggio che parte da Milano, tocca la Puglia, la Calabria, il Lazio e continua a cercare nuove strade, nuovi pubblici.
Crotone, Fondo Gesù. Un quartiere che non si racconta con facilità. Qui, ogni 13 dicembre, il fuoco diventa più di un rito: è identità, sfida, possibilità di esistere al di là della marginalità imposta. Russo ci porta tra questi vicoli, tra le mani e gli sguardi di chi raccoglie legna per innalzare le grandi pire di Santa Lucia, e tra le vite di ragazzi che vivono l’assenza dei padri come un vuoto da colmare con la fiamma più alta della città. Nel gesto di accatastare assi e tronchi c’è una sfida muta alla precarietà del presente.
“C’è molto di autobiografico in questo film” – racconta Matteo Russo – Mi sono detto: perché non raccontare attraverso il cinema anche un pezzetto della mia adolescenza? Quella adolescenza vissuta in una piccola cittadina del sud Italia, quando a 6-7 anni iniziavo già a fare i conti con il futuro, con il dilemma del restare o partire. L’adolescenza si sgretola piano piano, perdi riferimenti, acquisisci consapevolezza”.
Russo ha scelto di lavorare senza una sceneggiatura fissa: “Non avevo una sceneggiatura scritta, siamo partiti con un canovaccio, un’idea di base che ci ha permesso di raccontare tematiche chiave come il rapporto con i padri, i progetti futuri, l’identità.” Con Carlo Gallo, co-autore, hanno deciso di parlare ai ragazzi di concetti, non di battute: “Non abbiamo mai messo parole in bocca ai protagonisti, erano loro a decidere cosa dire, a restituirci la realtà nella sua essenza”.
L’autenticità è stata un elemento cruciale: “I ragazzi non sono attori professionisti, ma le loro storie, i loro nomi e cognomi sono veri. Abbiamo cercato storie che potessero restituire la realtà. Abbiamo girato anche senza copione rigido per catturare momenti di verità, come un litigio reale avvenuto sul set che abbiamo deciso di tenere nel film”.
Nessuna nostalgia, nessuna indulgenza. La colonna sonora di Ginevra Nervi accompagna il racconto con sonorità elettroniche che spiazzano, creando un contrasto con la presa diretta cruda e minimalista. “Abbiamo voluto dare un senso di oppressione, volevamo che lo spettatore fosse dentro la storia, senza vie di fuga”.
Prodotto da Naffintusi con il supporto di Rai Cinema e Calabria Film Commission, Lux Santa non è solo un documentario, ma un incontro. Russo ha condiviso un anno della sua vita con questi ragazzi, li ha ascoltati, ha attraversato le loro notti e le loro attese. “Sono stati con me, mi hanno portato nei loro luoghi, abbiamo vissuto insieme il quartiere. Questo film è frutto di una fiducia reciproca che ancora oggi continua”. La periferia non è mai statica. Si trasforma, si adatta, si reinventa. Il film di Russo lascia emergere le domande, le tensioni di un luogo che non si rassegna a essere solo cronaca nera. È un racconto che si sottrae alle etichette, che restituisce dignità a chi, troppo spesso, è visto solo come problema.
Guardando Lux Santa non si può restare indifferenti. Si entra in una storia che sembra lontana, ma che potrebbe essere ovunque. Un racconto di crescita e perdita, di attesa e riscatto, dove il fuoco diventa il simbolo di una resistenza silenziosa, ma potente. Russo ci invita a guardare davvero, a non distogliere lo sguardo.