Certe storie non finiscono, mutano, si adattano al tempo che passa e ai volti che invecchiano. “10 giorni con i suoi” non è solo il terzo capitolo della saga diretta da Alessandro Genovesi, ma il ritratto di una famiglia che continua a crescere, affrontando le inevitabili trasformazioni della vita con la consueta ironia e una rinnovata consapevolezza.
La trama è ambientata tra le strade polverose della Puglia, dove la giovane Camilla (Angelica Elli) ha deciso di trasferirsi per convivere con il fidanzato Antonio (Gabriele Pizzurro) e frequentare l’università. Una decisione che, per suo padre Carlo (Fabio De Luigi), assume i contorni di un evento catastrofico. Le sue resistenze si manifestano in un susseguirsi di eventi tragicomici, tra incursioni inopportune e fraintendimenti che lo portano a scontrarsi con la nuova famiglia di Antonio, i Paradiso, interpretati da Giulia Bevilacqua e Dino Abbrescia.
Genovesi disegna con precisione i contorni di una famiglia che si misura con il cambiamento, senza mai scadere nella retorica. Le terre pugliesi, con la loro luce calda e i paesaggi distesi, fanno da contrappunto alla frenesia interiore di Carlo, alla sua incapacità di accettare il tempo che passa. La regia, essenziale e misurata, lascia spazio ai personaggi, alle loro esitazioni, ai loro tentativi goffi di trovare un equilibrio tra passato e presente.
“La famiglia Rovelli è diventata uno specchio in cui tanti si riconoscono”, ha commentato Genovesi in conferenza stampa. “Questo film è una celebrazione dell’imperfezione, del coraggio di lasciarsi sorprendere dalla vita”. Fabio De Luigi, con il suo inconfondibile umorismo, ammette: “Carlo cerca di resistere al cambiamento, proprio come tutti noi. E forse è questo che lo rende così vicino al pubblico”.
Il film si muove su un registro narrativo che mescola comicità e profondità emotiva, evitando soluzioni scontate. La sceneggiatura affida alle piccole cose – una battuta, un gesto, uno sguardo – il compito di raccontare dinamiche familiari universali. “10 giorni con i suoi” ci ricorda che crescere non significa solo andare avanti, ma anche imparare a lasciar andare.