Vincitore del premio per la miglior regia al Festival di Cannes 2023, Il gusto delle cose di Trần Anh Hùng è una storia di vero amore e buona cucina, anche se a volte non necessariamente in quest’ordine.
Il film di Trần, al cinema dal 9 maggio con Lucky Red, appartiene a quel filone di film d’autore a tema culinario che incanta il pubblico per la sensualità delle ricette dove ogni particolare nella preparazione diventa un momento di estasi per i sensi.
Un’incandescente Juliette Binoche interpreta la misteriosa Eugénie, chef personale di Monsieur Dodin Bouffant di Benoît Magimel, un buongustaio dai gusti così squisiti ed esigenti al punto di essere definito nei circoli dell’alta società come “il Napoleone della gastronomia”. Tra i due non si consumano attimi di passione ardente ma sono uniti da un legame sobrio in armonia con il mondo e la natura.
L’unica barriera che li separa è il matrimonio che Dodin propone a Eugénie ricordandole che é l’autunno della loro esistenza. Ma lei rifiuta con un secco: “Parla per te, per me è sempre estate”.
“Una risposta che spiazza Dodin, perché è gravemente malata”, dice il regista nato in Vietnam ma naturalizzato francese. E aggiunge: “La gastronomia è una scienza, come il cinema. Brillat-Savarin è stato il primo a scrivere un libro sulla filosofia della gastronomia. Ha ispirato gran parte del mio film. Sono stati i francesi a decidere che un piatto dovesse essere preparato in un modo e non in un altro”.
Nel suo trattato, Brillat-Savarin analizza non solo il gusto e il piacere del cibo, ma anche gli aspetti culturali, sociali e fisiologici legati all’esperienza gastronomica. Offre consigli su come selezionare, preparare e presentare il cibo in modo che sia non solo delizioso, ma anche salutare e piacevole per i sensi.
Le opere di Brillat-Savarin e Rouff hanno contribuito a definire l’arte culinaria e a promuovere una visione più sofisticata e consapevole del cibo. Grazie a queste influenze, molti chef e gastronomi hanno adottato approcci più attenti e creativi alla preparazione e alla presentazione estetica dei piatti.
Come fa la stessa Binochet, una bravissima chef e donna moderna, non si piega ai desideri del marito. Una figura che prende le distanze dai personaggi femminili a cui il cinema è ancora saldamente donne personaggi in cerca di amore, felicità e matrimonio.
Nonostante le loro differenze, i protagonisti coesistono in modo singolare, creando un rapporto unico che mette in evidenza il tema centrale del film: la convivenza tra persone che possono sembrare inconciliabili ma che, alla fine, riescono a costruire un’autentica armonia culinaria.
Perchè è la cucina la vera protagonista del film. La regia di Trân si distingue per la sua capacità di trasformare il cibo in un vero e proprio spettacolo visivo, in cui ogni piatto diventa un’opera d’arte da ammirare e gustare con gli occhi. Vegetali, carni e tutto ciò che contribuisce alla riuscita di una ricetta viene presentata con un’attenzione quasi maniacale, dalla scelta degli ingredienti alla loro lavorazione, fino alla disposizione finale sul piatto.
Il Gusto delle Cose si radica profondamente nell’idea che i gusti personali, non sono solamente preferenze sensoriali isolate, ma risultano essere strettamente intrecciati con la cultura e la memoria delle persone, rendendo il cibo parte integrante della loro identità.