E’ uscito nei cinema “Foglie al vento” (Fallen Leaves) il nuovo film di Aki Kaurismäki.
Presentato in concorso al Festival di Cannes, dove ha vinto il Premio della Giuria, Foglie al vento ha ricevuto cinque candidature agli European Film Awards (Efa), vale a dire i premi Oscar del cinema europeo: miglior film, miglior sceneggiatura, miglior regia, miglior attrice e miglior attore.
E’ la storia di due persone sole (Alma Pöysti e Jussi Vatanen) che si incontrano per caso una notte a Helsinki e sarà per loro anche l’ultima occasione per trovare il primo, unico e definitivo amore della loro vita.
“Ci siamo mezzi sposati ma non so come ritrovarla perchè non so il suo numero. E nemmeno il suo nome” è la frase che lui dice all’amico e che spiega meglio di tante descrizioni l’assurdo della tenera e brillante situazione, che non potrà fare a meno di emozionare, nonostante – anzi proprio – per i suoi ritmi lenti e rarefatti.
Questo perché, proprio la loro storia e il percorso di ricerca è intralciato dall’alcolismo di lui, dai numeri di telefono persi, dal non conoscere nomi o indirizzi reciproci e dalla tendenza generale della vita a porre ostacoli a chi cerca la propria felicità.
Come ben ricorda la sua biografia proposta da Mymovies.it, il finlandese Aki Kaurismäki è il fratello dell’altro regista Mika e ha firmato pellicole tra cui spicca “L’uomo senza passato” che nel 2002 gli fa acquistare fama internazionale.
Riguardo ai suoi esordi dietro la macchina da presa, lui stesso racconta: “Forse ho pensato di fare cinema perché non sono capace di nessun lavoro onesto. Camminavo ogni giorno su e giù per le vie del centro di Helsinki cercando di rimediare i soldi per bere, ma era sempre più difficile trovarne. Allora ci siamo detti: cominciamo a fare film. Uno ha chiesto: su cosa? Io ho risposto: su questo schifo che è la nostra vita“. (…) E così realizzano a budget ridotto i film di entrambi, opere minimali caratterizzate da uno stile tipicamente nordico, laconico ed essenziale: tra gli altri da ricordare, “Le luci della sera”, “Miracolo a Le Havre” e “L’altro volto della speranza” con cui ha ottenuto l’Orso d’Argento per la Miglior Regia al Festival di Berlino.
“Anche se finora mi sono fatto una reputazione discutibile girando soprattutto film violenti e irrilevanti, tormentato da tutte le guerre insensate, inutili e criminali, ho deciso di scrivere una storia sui temi attraverso i quali l’umanità potrebbe avere un futuro: l’anelito all’amore, alla solidarietà, alla speranza e al rispetto per gli altri, la natura e tutto ciò che è vivo o morto. A condizione che il soggetto lo meriti.
In questo film faccio disinvoltamente un piccolo plauso ai miei dei, Bresson, Ozu e Chaplin, ma sono comunque l’unico responsabile di questo catastrofico fallimento” questo l’esilarante commento che lo stesso Kaurismäki ha fatto al suo film e che non può stupire chi conosce il suo cinema e il suo carattere.