Dopo il successo dell’anteprima estiva presso la rassegna I Solisti del Teatro a Roma, torna in scena nella capitale, da martedì 28 febbraio a domenica 5 marzo 2023 al teatro Cometa OFF il classico moderno ANNA CAPPELLI firmato dalla grande penna di Annibale Ruccello in nuovo allestimento astratto e carnale interpretato dall’attrice Giada Prandi e diretto da Renato Chiocca.
Quella di Anna Cappelli è la storia di un’impiegata nella Latina degli Anni ’60, descritta in un monologo tragicomico – in passato già assolo per grandi attrici come Anna Marchesini e Maria Paiato. Sentimenti, paure, fragilità, controllo, possesso, emancipazione e condizionamenti della società: sono questi gli ingredienti primari della pièce.
In bilico tra le asfissianti convenzioni borghesi dell’Italia del boom e la ricerca ossessiva di una casa e di un amore tutto suo, Anna affida ad un uomo le sue aspettative per un futuro migliore, ma dovrà fare i conti con una realtà che non corrisponde ai suoi desideri e ai suoi ideali. Tra commedia e tragedia, Anna – e insieme a lei il pubblico – verranno risucchiati in un vortice di emozioni forti, grazie alla regia di Renato Chiocca, le scene di Massimo Palumbo, i costumi di Anna Coluccia e le luci di Gianluca Cappelletti e le musiche originali di Stefano Switala.
SINOSSI
Anna è una giovane donna che negli anni ’60 si trasferisce da Orvieto a Latina, dopo aver ottenuto un posto di lavoro come impiegata comunale. Lontana da casa e dalla sua famiglia (alla quale sembra essere ancora molto legata), la sua vita procede monotona nella noiosa quotidianità della vita di provincia, fra la polvere e le scartoffie degli uffici del comune e la convivenza con l’asfissiante signora Rosa Tavernini e i suoi «puzzolentissimi gatti». La svolta sembra finalmente arrivare grazie all’incontro con il ragioniere Tonino Scarpa, un abbiente scapolo che vive solo nella sua casa con dodici stanze e tanto di cameriera, il quale dopo pochi mesi le propone di andare a vivere con lui, ma senza sposarsi. Anna accetta riluttante “l’inconsueta” proposta fra i pettegolezzi delle colleghe bigotte e il disappunto della signora Tavernini. La relazione fra i due non va come sperato e, in un crescendo delirante e tragicomico, Anna verrà trascinata dalle sue fragilità in una spirale di paura, paranoia e possessività che la porterà a commettere un gesto estremo e inaspettato, ma che per lei rappresenta il più grande “atto d’amore” possibile. Anna è una donna in lotta con il suo passato e i suoi demoni. Una vittima del suo tempo, della condizione della donna negli anni ’60; vittima di una società e di una morale che rifiuta, ma che non ha la forza di combattere e da cui noi riesce a emanciparsi.
NOTE DI REGIA
“Un testo, un’attrice e il teatro come spazio della mente. Ho sempre considerato questo testo di Ruccello un piccolo capolavoro contemporaneo per sintesi, poesia e complessità, e quando finalmente Giada Prandi ha accettato la mia proposta di interpretarlo, la nostra Anna Cappelli ha cominciato a vivere, rivelandosi immediatamente per la sua universalità, fuori dal tempo. Anna vive nell’Italia del boom, ma è vittima di un’implosione che la porta alla disperazione. Come molti di noi, oggi sovraesposti agli stimoli dei social network, della pubblicità e di modelli di vita esterni al nostro reale quotidiano, Anna ha una sovraesposizione mentale ed emotiva che contrasta con le sue capacità di elaborazione. È un’impiegata; la sua estrazione la costringe a emigrare per lavoro, e dalla tradizionale Orvieto si muove a Latina, una città nuova (la nostra città, di Giada Prandi e mia), fondata dal fascismo e priva di radici identitarie. Anna condivide quindi con molti di noi uno stato d’animo di sradicamento. Si muove per lavoro con aspettative e desideri che non riuscirà a concretizzare e che faranno emergere in lei il suo lato più oscuro. Si attacca all’amore, ma sprofonderà nell’abisso. Nel nostro allestimento abbiamo cercato di entrare nella testa di Anna per raccontarla in tutte le sue sfumature, nei suoi pensieri e nelle sue emozioni, stilizzandola ma andando oltre la maschera, mantenendo il palco come la scatola vuota che lei stessa vuole creare, teatro di un viaggio empatico e straniante nell’animo umano, che parte commedia e finisce in tragedia”.