Ciociaria, primi anni ’50. Una giovane contadina viene scelta per partecipare alle selezioni di Miss
Italia, ma le misure del suo corpo non sono quelle richieste dal concorso. Sottoporsi ad un terribile
processo di trasformazione fisica sembra essere il prezzo da pagare per essere eletta Reginetta. Un cortometraggio “Reginetta” che riflette sulla società dello spettacolo da una prospettiva nuova. Nel concorso SIC@SIC alla Settimana Internazionale della Critica di Venezia.
Nelle note di regia, il regista Federico Russotto, scrive “Il corto è un racconto di illusione e disincanto insieme. Una favola nera dove la bellezza è benedizione e condanna. Reginetta è una giovane contadina che si trova di fronte ad una reale possibilità di scalata sociale. Ma questa, passa dal duro confronto con un canone estetico immobile e apparentemente irraggiungibile. L’avvicinarsi a quella perfezione è l’unica via di salvezza. La storia corre parallela a quella di un’Italia semplice e testarda, figlia di una civiltà contadina, facile da abbindolare e non preparata all’arrivo prepotente del boom economico. L’ossessione odierna per la bellezza, che accomuna qualunque classe sociale, è figlia diretta di quell’Italia ingenua, che si è lasciata sedurre dalle luci del cinema e dalla femminilità ostentata delle riviste. Reginetta è un’escalation orrorifica dove i toni e lo stile del Neorealismo Italiano si contaminano col “mostruoso”.