Anche quest’anno all’Auditorium Parco della Musica, ho avuto la fortuna di vedere Chan Marshall, conosciuta con il suo nome da interprete, Cat Power. E ho riconosciuto ancora una volta la magia racchiusa in quella voce che è diventata più decisa e carnale.
Sul palco della Cavea, la serata è iniziata con i lunghi toni echeggianti di “Say” , una ballata quasi eterea, mentre Chan veniva accolta tra applausi e grida di “We love you!” E da lì è saltata direttamente a (I Can’t Get No) Satisfaction, Good Woman e These Days”, quest’ultima resa famosa da Nico, ma Chan ha un modo per dare alla canzone il suo tocco. personale.
Anche le vecchie canzoni di Cat Power sembravano reimmaginate per la serrata romana come la marcia rimbalzante di “Metal Heart”, trasformata dalla ballata per pianoforte dell’originale.Chan e la band hanno suonato parecchie canzoni di Cat Power, ma questa volta sembrano aver trovato un nuovo groove con canzoni come “Hate” che enfatizza il potere delle parole, “Hey vieni qui / Lascia che ti sussurri all’orecchio / Mi odio e voglio morire”. Cresciuta nelle atmosfere della musica country degli anni ’70 nella casa di sua nonna, Chan Marshall racconta storie in cui il pubblico si riconosce.
Nelle interviste, Chan ha sempre menzionato il desiderio di vedere le persone condividere quel “senso di comunità” che solo nei concerti si crea. Cosi sulle note di “The Moon” Chan ha fatto cenno a tutti di alzarsi mentre brandiva due microfoni in uno dei miei momenti preferiti della serata.
Tra Chan e il pubblico e’ scattata la scintilla. “Le mie canzoni sono tutto quel che ho, ha detto, questa è la mia ultima canzone. Ci amiamo. Vi voglio bene. Grazie per mantenere vivo lo spirito”. E questo si è trasformato in “Wild Is The Wind”, una melodia di Nina Simone che aveva suonato su The Covers Record.