“Penso spesso a lui” racconta il produttore de “L’ultimo imperatore” e di quasi settanta film, molti dei quali tra i più famosi della storia del cinema. Al Biografilm Festival in doppia veste: protagonista del road movie di Mark Cousins “The Storms of Jeremy Thomas” e destinatario del premio Celebrities of Lives Award 2022, che ha ricevuto ieri sera con una standing ovation da parte del pubblico. “Le sale chiudono? Il cinema è il miglior modo di vedere un’esperienza”
“Bertolucci mi ha raccontato l’Italia, penso spesso a lui”. Così nell’intervista a The SpotNews Jeremy Thomas, produttore di 68 grandi film, molti dei quali tra i più famosi della storia del cinema, tra tutti “L’ultimo imperatore” di Bernardo Bertolucci, nove premi Oscar. Jeffrey Thomas è al Biografilm Festival di Bologna in doppia veste: protagonista del film che gli ha dedicato Mark Cousins “The Storms of Jeremy Thomas” e per il premio alla sua incredibile carriera e vita, Celebrities of Lives Award 2022, che ha ricevuto ieri sera omaggiato da una standing ovation, dopo la presentazione del suo film alla presenza del giovane regista all’Hera Theatre Pop Up Cinema Jolly.
Da Bologna Jeremy Thomas risponde alle nostre domande. La prima riguarda un commento sul film di Mark Cousins che lo riprende e lo racconta durante un viaggio insieme verso Cannes in auto, cinema della realtà. “Sono piuttosto contento del film girato da Mark. – risponde – Non ne abbiamo parlato molto prima, non gli ho dato note editoriali o cose simili. Immaginavo sapesse che, devo ammettere, ho fatto tanti bei film, ma amo la libertà e ho lasciato libertà. E sono piuttosto contento. E sono stato contento che abbia guardato alla profondità del fare cinema e non ai budget o al trovare soldi eccetera. Un documentario di questo tipo poteva davvero diventare noioso. Invece è stato un viaggio intimo, io ero io, ho guidato la mia auto, lui riprendeva, ci siamo fermati dove e quando ne avevamo voglia, avevamo l’agenda completamente libera. Siamo veramente stati bene e abbiamo avuto momenti veramente profondi durante il viaggio”.
Jeremy Thomas ama guidare e quando è in Italia si sposta tra le diverse città, meta principale Roma. Gli chiediamo della sua amicizia con Bernardo Bertolucci e se è stato con lui nella sua terra. Con Bertolucci Thomas è stato produttore de Il Tè nel Deserto, Il Piccolo Buddha, The Dreamers, Io ballo da sola. Tra gli altri registi con cui ha lavorato spesso Cronenberg, Wenders, Garrone, Skolimowski, Roeg, Kitano, Gitai.
“Sono stato molte volte a Parma con Bernardo, e con Attilio – risponde Thomas – , Parma è un posto incredibile, culatello e zabaione, piazze stupende. Con Attilio e Bernardo andavamo in giro ovunque. Con Bernardo siamo stati migliori amici per 35 anni. Eravamo come fratelli. Parlavamo tutti i giorni, anche quando non lavoravamo insieme, di politica, di attualità, della vita. Penso spesso a lui, soprattutto quando sono in Italia. Bernardo mi ha insegnato l’Italia”.
Ma c’è ancora spazio, chiediamo, per i grandi film? Abbiamo idee, denaro e persone per farli, torneranno a portare pubblico in quelle sale cinematografiche che stanno chiudendo? “C’è tutto quello di cui abbiamo bisogno – risponde – ma abbiamo una sfida davanti a causa delle conseguenze della pandemia, sui prezzi, nelle città e così via. Ma la gente ama il cinema. La migliore esperienza per vedere storie è il cinema. Il cinema è diverso dalla televisione. Io ho vissuto la mia vita così, sono stato fortunato e continuerò ad andare al cinema per godermi lo spirito del grande schermo”.
Più che le nostre domande, è il film su di lui a raccontarlo in modo originale, presentato ieri sera e da oggi sulla piattaforma IWonderful “The Storms of Jeremy Thomas” di Mark Cousins, altro importante ospite con tre film del Biografilm Festival. Un road movie che getta uno sguardo su questa icona dell’industria cinematografica, produttore di alcuni tra i film più controversi e acclamati di tutti i tempi. Il regista sa descriverlo nel modo migliore, delicato, poetico, senza risparmiare gli spigoli della sua personalità, di principe tempestoso del cinema.
Il leggendario produttore cinematografico e l’acclamato giovane regista partono in auto da Londra per raggiungere il Festival di Cannes. Nei cinque giorni di viaggio, le voci di Thomas e di Mark si susseguono, lentamente. Thomas parla a ruota libera del suo rapporto con le star del cinema e delle sue scelte produttive spesso coraggiose: Crash di David Cronenberg, che fece scandalo a Cannes, il controverso thriller psicologico Il lenzuolo viola, i turbamenti di The Dreamers. Mark riflette su questo “principe”, ribelle, controcorrente, politico, scostante rispetto alle convenzioni. Ad arricchire il ritratto di Thomas contribuiscono le testimonianze delle attrici, affettuose, partigiane, convinte, Tilda Swinton (che lo definisce “pirata”, di quei pirati di cui abbiamo bisogno) e Debra Winger.
“Once upon a time there was a movie prince”: così inizia e finisce “The Storms of Jeremy Thomas”. E in questo viaggio che affianca un produttore londinese, figlio d’arte, che da bambino viaggiava con l’autista e un regista nordirlandese che da ragazzino schivava nei cinematografi la guerra di Belfast, si fa strada una preziosa lezione su come si fa il cinema, su quanto il cinema sia necessario per metterci a nudo, con i nostri desideri più nascosti e i nostri sentimenti più profondi, su quando sia determinante per fare da specchio alla nostra società in continua trasformazione.