Finanziato dalla Human Rights Foundation, The Dissident è un documentario sconvolgente, un’indagine dettagliata sull’omicidio del giornalista di Jamal Khashoggi, che mette a nudo le colpe del regime saudita e che commuove portando sul grande schermo la vicenda umana, oltre che politica, del grande giornalista.
The Dissident è una panoramica completa delle forze geopolitiche che hanno causato la tragica morte del giornalista, nella completa indifferenza dell’Occidente. Diretto da Bryan Fogel, autore di Icarus, primo film targato Netflix a vincere l’Academy Award per il miglior documentario nel 2018, il film è stato ignorato a lungo. Ora finalmente è disponibile con Lucky Red sulla piattaforma Miocinema.
Fogel racconta la storia attraverso due punti di vista: Omar Abdulaziz, un giovane dissidente saudita esiliato a Montreal; e Hatice Cengiz, professoressa dell’università di Instabul, fidanzata di Khashoggi. Abdulaziz ha incontrato Khashoggi nel 2017 poco dopo il suo arrivo a Washington DC, fuggito dal peso “insopportabile” dell’oppressione saudita nei confronti degli attivisti per i diritti umani. Per contrastare il controllo statale dei social media, insieme lavorano a vari progetti creando una squadra di utenti (the bees/le api). Il controllo della narrativa dei social media è particolarmente importante per i critici del regime poiché oltre l’80% dell’Arabia Saudita è su Twitter, ribattezzato il “Parlamento degli arabi”.
L’esilio americano ha portato Khashoggi al successo e alla sicurezza, ma gli ha anche portato una disperata solitudine. L’incontro con Cengiz sarà per il giornalista la speranza di una vita al di fuori dell’ombra del Regno. Quando Khashoggi si reca al consolato saudita di Istanbul per ritirare i documenti necessari a sposare la fidanzata, viene spogliato dei suoi vestiti e soffocato a morte; il suo corpo tagliato con una sega da macellario.
Il film ricostruisce meticolosamente le indagini condotte in Turchia e negli Usa, le responsabilità del Principe ereditario saudita Mohammed bin Salman considerato il mandante dell’omicidio. “Durante la lavorazione del film, mi ha sconvolto la totale indifferenza delle Nazioni Unite e degli Usa”, ha detto il regista. “Nonostante la mole di prove schiaccianti, nessuna nazione ha preso posizione contro la ricchezza di questa monarchia assoluta che con i suoi miliardi finanzia le economie dell’Occidente. Ancora più inquientante è scoprire come i social media possano diventare un’arma potentissima nelle mani di chi sistematicamente commette violazioni dei diritti umani”.