Un cielo stellato sopra il ghetto di Roma, il film diretto da Giulio Base, racconta di una ragazza che entra per caso in possesso di una lettera e scopre la vicenda di una bambina sfuggita alla razzia del ghetto, il 16 ottobre del 1943, quando 1023 ebrei furono deportati ad Auschwitz. Cercando di svelare il mistero che si cela dietro la foto, i ragazzi affrontano un viaggio attraverso la memoria di un passato doloroso e difficile da dimenticare come quello del rastrellamento del quartiere ebraico di Roma.Una storia in cui il dolore si unisce alla speranza e in cui diverse religioni diventano una cosa sola.
Il film, diretto da Giulio Base, andrà in onda su RaiPlay 1 il 27 gennaio, il giorno della Memoria e il 6 febbraio andrà poi in onda su Rai 1, alle 22.50. Un omaggio a Israel Cesare Moscati, autore del soggetto, scomparso poco più di un anno fa.
“Il film è diretto ai giovani che conoscono la Shoah attraverso i libri di storia – racconta Giulio Base – ma soprattutto grazie al cinema e a due capolavori, Schindler’s list di Steven Spielberg, e La vita è bella. Ma poi i ragazzi hanno bisogno di approfondire. Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale agli anni ’60 di Kapò ci sono 15 anni di silenzio. Non perché si avesse voglia di negare ma perché prevaleva la voglia di rinascita. Film criticatissimo, tra l’altro, anche dai Cahièrs che lo accusavano di drammatizzare troppo gli eventi”.
Per il regista “Un cielo stellato sopra il ghetto di Roma” è un atto dovuto per contrastare il negazionismo che intende annullare il ricordo della Shoah. “Israel ha voluto mettere dentro tutto – continua il regista – la Shoah, l’amore per la musica e per lo sport, il futuro, le difficoltà della memoria e l’incontro tra ebrei e cristiani. Nel film infatti c’è anche la forte volontà di abbattere dei muri, ove ci siano, tra ebraismo e cristianesimo. Anche visivamente ho voluto unire nello stesso abbraccio due luoghi sacri: San Pietro e la Sinagoga”.