Il giorno prima dell’apertura ufficiale della 77. edizione della Mostra del Cinema di Venezia la domanda sorge spontanea. Che festa sarà? Con mascherine e red carpet distanziati, senza le megastelle hollywoodiane, senza assembramenti ma con misurazioni di temperature costante.
Arrivo al Festival su un vaporetto strapieno e poco distanziato, tutti indossano la museruola d’ordinanza, chi per legge lo deve fare ma bofonchia di sottecchi, chi per paura concreta, chi per evitare rogne. Strana sensazione comunque.
Venezia è il primo festival dopo Berlino ad andare in presenza, Cannes infatti ha scelto solo la via virtuale, normale quindi che tutte le misure antivirus siano state preventivamente studiate in ogni minimo dettaglio. Temperatura misurata ovunque prima dell’ingresso in sala, protezione delle vie respiratorie sia fuori che dentro la sala, accesso alle proiezioni con un sistema di registrazione sia per accreditati che per il pubblico. Chi vuole vedere un film quest’anno deve decidere prima cosa e quando, comprare il biglietto on line e poi presentarsi in sala. Non esiste biglietteria fisica nè accesso che non sia controllato, scannerizzato e registrato.
Ogni comunicazione della Biennale, la società che gestisce la Mostra, lo dice chiaramente, tutti i partecipanti sono tracciati.
Sicchè, puta caso ci fosse un caso di Covid, sapremmo subito di chi si tratta e i contatti sarebbero immediatamente recuperati. Chi proviene dai paesi extra-Schengen deve sottoporsi a due tamponi, non è un caso dunque che molti studios e talents americani siano rimasti a casa.
Altra strana sensazione, sembra la Cina, il Giappone, tutti bravi soldatini in fila, registrati e schedati.
Il clima di eccitazione Jokeriano dello scorso anno quando le stelle mondiali sono arrivate a pioggia qui a Venezia sembra lontanissimo.
Eppure. Eppure i cantieri fervono, mentre scrivo sul lungomare stanno ultimando le terrazze vip, i cartelloni, le strutture che faranno da cornice agli incontri, agli spritz e alle foto di rito. Mentre scrivo l’addetta in sala stampa ricorda ad un signore “la maschera per favore!”, a questo non credo mi abituerò mai. Ma fuori la luce splende brillantissima, il Festival si svolge comunque e per questo siamo grati e celebriamo. Fino a pochi mesi fa non pensavamo neppure di esserci. Le stelle ci sono comunque, e che stelle!
Il direttore Alberto Barbera, ormai giunto a fine mandato, mi ha fatto uno dei regali più grandi, portare per dieci giorni Cate Blanchett al Lido. L’attrice australiana è la Presidente di Giuria e la sua presenza da sola vale quasi tutto. Non vedo l’ora di incontrarla.
Poi ci sarà Tilda Swinton e tanti, tantissimi italiani che naturalmente la faranno da padrone. Quest’anno è senza dubbio un festival delle donne con ben 8 film in concorso su 18 candidati, tra cui anche Emma Dante con Le sorelle Macaluso, uno dei film che attendo da un po’.
Non dubito che questa edizione sarà bellissima e ricca, di idee, spunti, dibattiti e film. La selezione qui è sempre difficile e mai scontata, l’aria di festa e di desiderio di andare avanti, nonostante tutto, è palpabile, quindi che si cominci!