Una riflessione sulla casa post Covid-19: tecnologica, ecologica, multitasking. Su questo tema si concentra la ricerca del MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo, nell’estate 2020, attraverso quattro progetti d’arte, architettura e design.All’interno del museo: il nuovo allestimento della mostra AT HOME 20.20, ripensata alla luce di come il Coronavirus abbia cambiato il nostro modo di vivere la casa. Su Instagram: Casa Mondo, la prima mostra digitale del MAXXI, che coinvolge un dream team di designer internazionali. Nella piazza del museo: l’installazione Home Sweet Home di Lucy Styles (foto in apertura), vincitrice di YAP Rome at MAXXI 2020, con le sue stanze a cielo aperto e After Love, la casa impossibile del duo Vedovamazzei.
“Il tema dell’abitare – dice Giovanna Melandri, Presidente Fondazione MAXXI – è oggi più che mai di assoluta attualità. Il lungo periodo di lockdown ha cambiato per sempre la nostra idea di casa e la fruizione dello spazio domestico. Ci è dunque sembrato giusto sviluppare questo filone di ricerca, attraverso le visioni e le intuizioni di artisti, architetti, designer e creativi”.
At Home 20.20
È stata riaperta la mostra AT HOME 20.20 con il nuovo allestimento “sensibile” agli effetti del COVID-19 della mostra. AT HOME. Progetti per l’abitare contemporaneo, ancora aperta al momento del lockdown, esponeva i progetti di case di alcuni tra i principali autori italiani e internazionali.
Alla base del percorso espositivo originale un doppio dialogo. Il primo tra la casa individuale e la casa collettiva, da Villa Malaparte al Corviale. Il secondo in forma di veri e propri duetti tra autori appartenenti a epoche e geografie molto diverse. Come la celebre Villa Malaparte a Capri in dialogo con il rifugio sulle Dolomiti dei giovani trevigiani Demogo. Oppure i Collegi universitari di Urbino di Giancarlo De Carlo con l’eccezionale charity housing Sugar Hill di David Adjaye, ad Harlem. E ancora la Casa Baldi di Paolo Portoghesi a Roma con la villa futuristica e spaziale dello Studio Zaha Hadid in Russia. Infine il Bosco Verticale di Stefano Boeri, a Milano con la Moriyama House di di Ryue Nishizawa a Tokyo.
Nuovi stati d‘animo
La nuova versione, a cura di Margherita Guccione e Pippo Ciorra, si arricchisce di una sorta di “mostra nella mostra”, con opere di architettura e design, documenti, interviste, progetti video e un articolato programma di film screening.
In mostra le voci e i volti di grandi architetti, quali Paolo Portoghesi, David Adjaye, Patrik Schumacher dello Studio Hadid e Maria Giuseppina Grasso Cannizzo. In una serie di video-selfie, espongono idee, stati d’animo e riflessioni sull’impatto della pandemia sulla loro professione.
Al design è affidato il racconto della natura flessibile e multiuso dello spazio domestico. Ci sono lavori di Achille e Pier Giacomo Castiglioni, Ettore Sottsass, Joe Colombo, Bruno Munari, Verner Panton, insieme alle proposte più recenti stimolate dal lockdown.
La mostra include anche i contributi del Circolo del design di Torino e del gruppo radioarchitettura. Attraverso la parola scritta e contributi video, hanno chiesto ad architetti, designer, critici e analisti come immaginano il futuro dell’architettura.
Video per Home Sweet Rome
La grande installazione Home sweet Rome/ No man is an Insula di Rintala Eggertsson, la casa in legno a due piani già presente nell’allestimento originale. Occupa tutta la larghezza della Galleria espositiva, dove il visitatore può salire, ed è stata ripensata per ospitare uno speciale programma di film screening. A cura di Art Doc Festival indaga i mille volti dell’abitare contemporaneo attraverso documentari, cortometraggi, reportage video e interviste. Saranno proiettati lavori di Francesca Molteni, Benedetta Nervi e Irene Pantaleo, Emiliano Martina, Valeria Parisi e Nicolangelo Gelormini.
In mostra anche cinque progetti video realizzati da giovani talenti selezionati tramite il progetto europeo Future Architecture Platform. Un workshop coordinato dal MAXXI e “tutorato” dalla presenza di importanti artisti e videomakers internazionali, come Bêka & Lemoine, Jasmina Cibic e altri.
Casa Mondo
Sette interpreti, tra i principali designer della scena internazionale, sono stato chiamati a interrogarsi e a proporre la loro visione su altrettanti temi e funzioni dell’abitare.
Patricia Urquiola, Konstantin Grcic, Didier Fiuza Faustino, Humberto Campana, Bêka & Lemoine, Sou Fujimoto, Martí Guixé sono i protagonisti di Casa Mondo, un ambizioso progetto espositivo digitale, interamente concepito e sviluppato per Instagram.
Casa Mondo perché le nostre case, in questi mesi di lockdown, si sono espanse per comprendere una serie di esperienze e funzioni che prima si svolgevano all’esterno.
Il progetto, curato da Domitilla Dardi e Elena Tinacci, prevede una ricerca dedicata proprio a questa trasformazione, declinata attraverso una serie di post su un profilo instagram d’autore, “allestito” e curato dallo Studio Formafantasma.
YAP Rome at MAXXI 2020
È l’architetto londinese Lucy Styles, da molti anni nel team dello Studio Sanaa fondato dal Pritzker Prize Kazuyo Sejima, la vincitrice dell’ottava edizione di YAP Rome at MAXXI. Il progetto vede insieme MAXXI, MoMA e MoMA PS1 in collaborazione con l’associazione Constructo di Santiago del Cile per il sostegno dell’architettura emergente.
Il suo progetto Home Sweet Home è ospitato nella piazza del MAXXI.
La “casa del futuro” di Lucy Styles è una sequenza di spazi intimi e aperti allo stesso tempo. Stanze a cielo aperto pensate sia come metafora di una vita domestica, sia come giardino segreto del museo e estensione del suo spazio espositivo.
After Love di Vedovamazzei
Nella stessa piazza del MAXXI è installata anche l’opera After Love (2003) di Vedovamazzei, il duo composto da Simeone Crispino e Stella Scala.
After Love è ispirata al cortometraggio di Buster Keaton One Week (1920), vicenda comica della costruzione di una casa prefabbricata, improbabile regalo di nozze, realizzata con istruzioni intenzionalmente alterate da un rivale.
Alla fine, com’era prevedibile, la casa risulta inutilizzabile. Se nel film è solo l’esito scontato di una peripezia comica, nell’opera di Vedovamazzei la casetta sbilenca è allo stesso tempo comica e tragica, grottesca e seria. Un “disastro in miniatura” simbolo dell’inefficacia di un modo di agire e di pensare che non prende in considerazione la possibilità del proprio fallimento né sa porvi rimedio.