E Ferretti Lindo Giovanni parlò, e forò il buio collettivo del maledetto virus. In un video come un colpo di fulmine, “Ora” , con musica dei Csi-Consorzio Suonatori Indipendenti, lascia quello che ha da dire a You Tube.
E’ Martina Chinca, artista e videomaker, che lo ha girato, nel paese natale di Ferretti, Cerreto Alpi, Appennino reggiano. Tre minuti secchi. Passano un cane, un gatto, un uomo è fermo per strada, sulla porta della chiesa un cartello: “Le messe sono sospese fino al tre aprile”. I boschi, i monti, la neve, la pioggia. Tutto bianco e nero, scosso, scosceso. Scorrono le immagini, Ginevra Di Marco canta, era “Ko de Mondo”, 1994, “La lune du Prajou”. E Ferretti parla. Era atteso. Del resto il direttore de Il Post, Luca Sofri, lo aveva già inserito il 17 marzo nella playlist di questo tempo. E pure Rolling Stone è riuscita, sulla soglia del cancello di legno, a fare una lunga chiacchierata con Ferretti e ad anticipare l’uscita prossima di un libro. Ma era prima, un po’ prima dell’epidemia in verità, e questi giorni passati sono stati eterni, di silenzio e di confusione.
“Non il tempo perduto, il tempo ritrovato. – è la voce di Giovanni Lindo – Un tempo sconosciuto, stagnante nel regno dell’accelerazione. Irrompe in streaming, senza consolazione. Connessi, tracciabili, asettici. Comunichiamo solitudini, moleste e sovraesposte”. La prima parte si conclude con un claim: “Tutti da Fabio Fazio, tutti da Fabio Fazio, di domenica”.
Immagini veloci, sferzanti. Un cavallo bianco si rotola per terra.
“Avere timore. Quaresima di parole. Ritorno al reale. Ora et labora Anno Domini 2020. Senza lavoro, senza liturgia. La stagione picchia duro. Prudenza, fortezza. In buona compagnia”. Ma il video galoppa su quei social che l’autore stesso aborre. Il video galoppa e abbevera fans e umani assetati di saggezza, toccando migliaia di visualizzazioni in poche ore.
Nel tempo della tragedia, soverchiata dal rumore, dal panico, dalle fughe di massa, finte o vere, e da ripetizioni urlate, Ferretti Lindo Giovanni, cantante, scrittore, poeta, uomo dell’Appennino, si fa vivo con parole essenziali. Che altro c’è da dire.