A figura intera, in pullover, cravatta e soprabito, mentre cammina e guarda lontano, Federico Fellini, nei suoi primi 100 anni, domina dall’alto il Salone Vanvitelliano della Biblioteca Angelica a Roma. Un classico, un mito, tra i classici e i miti.
L’installazione fa parte della mostra “Federico Fellini. Ironico, beffardo e centenario” curata da Simone Casavecchia, con una selezione di trenta immagini provenienti dalla Fototeca Nazionale – Centro sperimentale di Cinematografia. Rientra nel calendario di iniziative del Mibact per questo centenario.
La mostra è stata inaugurata il 20 gennaio, giorno del centesimo compleanno di Fellini, nato nel 1920 in quel di Rimini. Al piano terra, nella Galleria di via Sant’Agostino 11 a Roma, le altre ventinove fotografie di scena, diverse delle quali inedite. Nessun intento biografico, da parte del curatore, ma l’intenzione di raccontare qualcosa di non conosciuto, restituire la mimica, le espressioni meno note, appunto ironiche e beffarde. Lo vediamo tra busti e stucchi di Palazzo Giustiniani mentre prova la parte del cameriere nella scena dei nobili ne La dolce vita. Oppure mentre prepara la passerella finale di Otto e mezzo e mostra un passo di marcia. E ancora mentre dirige sorridendo dal megafono mentre nevica sul borgo di Amarcord. Una rassegna, insomma, sul dietro le quinte del grande maestro.
La mostra è coprodotta dal Centro Sperimentale di Cinematografia e dalla casa editrice Edizioni Sabinae, è sostenuta dalla Direzione generale per le Biblioteche e gli Istituti culturali del Mibact con il patrocinio dell’Accademia del Cinema italiano – Premi David di Donatello. E’ aperta fino al 28 febbraio.
Molto partecipata l’inaugurazione avvenuta nel Salone Vanvitelliano aperta da una performance sui ricordi del circo da parte del Maestro, tratta dallo spettacolo teatrale “In viaggio con Fellini” di Francesco Sala. Hanno preso parola, oltre al curatore Simone Casavecchia, il presidente del Csc Felice Laudadio, Monica Cipriani dell’archivio Cineteca Nazionale, Piera De Tassis presidente e direttore artistico della Fondazione Accademia del Cinema-Premio David Donatello, l’on. Federico Mollicone e la Sottosegretaria del Mibact Anna Laura Orrico. E’ stato ricordato come Fellini amasse tutte le professioni del cinema e abbia lavorato con tutti, fino all’ultima comparsa. L’unico regista che si è guadagnato un aggettivo: felliniano. In sala molti volti noti del cinema, come Milena Vukotic, Marina Ceratto, Luca Verdone.
Divertenti e in linea con il taglio della mostra gli aneddoti ricordati da Tina Vannini, titolare del ristorante vegetariano di via Margutta, sotto casa di Fellini. Fellini lo frequentava, anche se proprio salutista non era e si faceva servire il vino nella teiera, per trarre in inganno gli astanti e forse anche Giulietta. Il piatto preferito erano i malfatti o gnudi. Adorava ma non poteva mangiare i gelati. Sicché costringeva gli amici a mangiarli e sceglieva lui i gusti, e le quantità, finché lui stesso non se ne sentiva saziato. Anche questa, potenza dell’immaginazione di un grande genio.
Foto in apertura e dell’inaugurazione (c) Ums