James Mangold, il regista di Quando l’amore brucia l’anima” (Walk the Line) e “Logan – The Wolverine” , arriva al cinema con Le Mans 66, La Grande Sfida, un film ispirato alla drammatica storia vera di una profonda amicizia che ha cambiato per sempre il mondo delle corse automobilistiche.
Nel 1959 Carroll Shelby (Matt Damon) è all’apice del successo, dopo avere vinto la più difficile fra le gare, la 24 Ore di Le Mans. Ma il trionfo è presto seguito dalla notizia che, a causa di una grave patologia cardiaca, non potrà mai più correre. Shelby si reinventa un lavoro come progettista e venditore di automobili in un magazzino di Venice Beach, con un team di ingegneri e meccanici di cui fa parte l’irascibile collaudatore Ken Miles (Christian Bale). Insieme iniziaranno la loro battaglia contro la burocrazia aziendale e le leggi della fisica per costruire un’auto sportiva rivoluzionaria per la Ford in grado di vincere contro la Ferrari nella gara di 24 ore di Le Mans del 1966.
Mangold mette a confronto due mondi nettamente diversi, il garage macchiato di grasso contro le scrivanie lucide e le cartelle in pelle degli uffici Ford. Confeziona quel genere di film che riesce a far provare al pubblico la passione, il cameratismo e l’energia dei piloti, dei progettisti, dei meccanici e dei tecnici, ma senza legarla al cliché della vittoria nella corsa. Finiamo quindi per fare il tifo per chi si sporca le mani, personaggi unici ai quali vincere o perdere la gara avrebbe avuto un’importanza secondaria rispetto a vincere o perdere la vita. Il sound design e la cinematografia immersiva ci piazzano in auto accanto ai piloti, sentiamo il motore ruggire, vediamo la strada scomparire sotto di noi. Sentiamo la paura di guasti ai freni, ci prepariamo per un incidente ad ogni curva.
La moglie di Ken Molly, interpretata da Catriona Balfe, unico personaggio femminile del film, sa come incoraggiarlo. Un film sull’industria automobilistica negli anni ’60 non sarebbe mai stato un action femminista, ma almeno è bello vedere che tra Balfe e Bale esiste un rapporto paritario molto diverso da quello a cui siamo stati abituati in questo genere di film dove troviamo un marito assente e una moglie che si strugge.
Insomma Mangold fa del suo meglio per iniettare energia e umorismo in una storia che altrimenti avrebbe attratto solo i fanatici delle auto.