Anime fiammeggianti ieri sopra e sotto il palco a Villa Ada incontra il Mondo, Roma, per il concerto di Giovanni Lindo Ferretti “A cuor contento”, che sarà questa sera al Botanique di Bologna. Uno spettacolo molto bello, che vede Ferretti cucire con cura brani della sua storia musicale. Con lui, Ezio Bonicelli, chitarra elettrica e violino, e Luca Alfonso Rossi, basso, chitarra e batteria elettriche. Tutto è avvolto in fasci di luce rossi e nuvole blu. Il pubblico segue ballando e cantando, e la fede è tale che qualcuno lancia un “Convertici!”.
Il “cantore, scrivano, montano, italico, cattolico, romano” di Cerreto Alpi, come Ferretti si autodefinisce nella recente pubblicazione a quattro mani con Franco Arminio “L’Italia profonda”, torna nell’Urbe “puttana e santa” con un lavoro da maestro sul concerto nato dal disco del 2012.
Una volta sdoganato l’intero repertorio, dai CCCP-Fedeli alla linea (“la linea che non c’è”) a Bella gente d’Appennino, passando per CSI e PGR, Ferretti sembra riproporre parole e musica con sguardo libero assaporandone il valore e restituendole in una versione piena e nuova. Non si soffre di nostalgia, qui è un Ferretti featuring Ferretti. Si va avanti, ed è sempre punk.
Si comincia con “Finisterre”, album Kodemondo, ed è l’unico annuncio che si fa, per il resto, non ci sarà una parola.“Annus horribilis, in decade malefica, in stolto secolo, secolo osceno e pavido, grondante sangue e vacuo di promesse”. Erano i Csi e il 1994, si era nel pieno delle guerre della ex Jugoslavia, si pensava a un grande Bang. Il concerto finirà poi con un “Bang Bang” che introduce “Spara Jurij”, erano i Cccp, 1984, momento critico della Guerra fredda. Eppure sono parole che brillano, nella loro perfetta simbiosi della musica e della voce del loro autore, non tanto come attuali ma come assolute.
Nella prima parte i brani si susseguono come una trama unica, remixed, di grande energia, attingendo al repertorio Cccp e catturando subito l’afflato del pubblico. ”Tu menti”, “Voulez vous un rendez vous tomorrow?”, “Mi ami?”, perfino “Oh! Battagliero”, “Valium Tavor Serenase” (“Perché vi batte il cuore? Per chi vi batte il cuore?”) in una miscellanea di condizioni esistenziali e sociali fino a “Curami” una delle più amate dai fan e “Stati di agitazione”. Il pubblico freme, Ferretti sorride.
Nella seconda parte la chitarra di Bonicelli lascia spazio al violino e si infittiscono i “monumenti”, scegliendo tra gli anni e i progetti musicali, in particolare Csi. La scaletta si fa più pensosa. Ci sono ”Del mondo” (“è stato un tempo il mondo, giovane e forte, odorante di carne fertile”), “Intimisto”, “Annarella”, “Occidente”, “Barbaro” (“un muro dentro eretto dagli dei, barbaro come gli avi miei”), “Irata” (“non tornerò mai a dov’ero, mai”), la fedele presenza dei cavalli in “Ombra brada”, “On va chercher la femme”. C’è “Brace” con il suo mistero, c’è “Amandoti”. Si fanno i cori anche per cantare “Libera me Domine” e “Madre di Dio”. Ma è per le canzoni come “Spara Jurji”, richiestissima, ed “Emilia paranoica” (“Teatri vuoti e inutili potrebbero affollarsi. Se tu, se tu ti proponessi di recitare te, Emilia paranoica”) le più simboliche, le più punk e taglienti, che si salta e si canta a piena gola.
“Ne faremo un cantante”, disse un prelato di Ferretti bambino, come a dire che, comunque andasse, un destino lo avrebbe avuto. Lo narra lui stesso nei suoi racconti. Ne è uscito ben di più e ben altro, autore, interprete, poeta, e in concerto, che oggi potrebbe quasi sembrare un’arte antica, se ne sente tutto lo spessore.
(ha collaborato Luisa Gabbi)
(foto di copertina di Carlo Ziblab)