Anche nel campo dell’arte, spesso l’apparenza inganna, e il caso di Vittorio Asteriti ne è un esempio palese. Infatti, definire la sue opere “astratte” a causa della pressoché totale assenza della forma e la supremazia del colore, equivarrebbe ad una sin troppo facile classificazione. Sebbene, sin dall’inizio della sua ricerca, il colore, sia stato sempre l’assoluto protagonista, declinato in forme e modi diversi, in un percorso estremamente coerente nel tempo, i lavori dell’artista non sono e non sono mai stati semplici virtuosismi tecnici.
La mostra Orizzonti, propone un percorso tra le opere degli ultimi anni, in cui Vittorio Asteriti ha raggiunto il livello massimo di sintesi del colore, separandolo dalla materia con cui precedentemente era un tutt’uno, per liberarlo sulla tela in modo leggero, fino all’evanescenza dell’olio e al rigore dell’inchiostro fotografico.
In una società 4.0, caratterizzata dal trionfo delle nuove tecnologie e dalla deflagrazione delle prospettive tradizionali, è normale che anche paure, obiettivi ed orizzonti siano mutati rispetto al passato. Se prima la natura era la misura di tutte le cose, il parametro con cui rapportarsi per acquisire coscienza di sé, ora la situazione è cambiata perché il confronto con l’esterno, ha ceduto il passo all’autoreferenzialità.
Al di là della natura. Il punto è che l’essere umano, oggi, deve fare i conti prima di tutto con sé stesso e proprio da qui scaturisce una nuova concezione del sublime. Perché la consapevolezza dei nostri limiti e della nostra reale posizione nel mondo si scontra con entità non più misurabili, che vanno dal flusso dei dati, allo scorrere inesorabile del tempo, all’impossibilità materiale di tradurre tutte le conoscenze conquistate in un benessere diffuso e non solo destinato a pochi fortunati. Oggi, ciò che più intimamente appesantisce l’animo umano non è un agente esterno e trascendente ma sono realtà immanenti, invisibili, spesso psicologiche ed inconsce.
In questa luce, e considerando che l’Orizzonte è anche un modo figurato per riflettere sul concetto di limite o confine, le opere di Vittorio Asteriti smettono di essere dei semplici quadri astratti per trasformarsi in finestre che si aprono su degli Orizzonti, fatti di sbuffi di colore, linee e monocromi, fino ad arrivare alla linea di confine per eccellenza, quella che separa il cielo dal mare. Un distesa che, nella ricerca di Vittorio, solitamente dedito alle cromie, diventa qui omogenea, color petrolio, perdendo il contatto con la realtà che deflagra totalmente nell’incontro con cieli dalle tonalità aspre e fluo.
E proprio perché si tratta di paesaggi interiori, immaginati più che realmente vissuti tutte le opere di Vittorio Asteriti sono nominate esclusivamente con il codice del pigmento che li caratterizza, per lasciare il visitatore libero di sviluppare una sua personale interpretazione.