Old Man & The Gun“, diretto e sceneggiato da David Lowery, e da oggi in sala, è per molti versi un omaggio alla storia cinematografica dell’82enne Robert Redford, che con questo film dà ufficialmente l’addio alla carriera di attore (solo di questa, perché per il resto si è già messo dietro la macchina da presa per un’altra sua regia, ancora senza titolo).
Una fine che avviene con una stravagante “birichinata”, una piacevolissima e ben riuscita “capriola” rispetto a quanto per lo più offertoci nel suo mezzo secolo di recitazione: veste infatti i panni del ladro gentiluomo Forrest Tucker, i cui colpi in banca, portati avanti fino alla vecchiaia (l’ultima a 70 anni, ma arrestato solo 8 anni dopo) senza il ricorso alla violenza lasciarono spesso di stucco le forze dell’ordine americane e “rapirono” l’attenzione morbosa di molti cittadini. Alla base di tutto, più che il desiderio di arricchirsi c’era – fa capire il fiolm – “l’esigenza di sentirsi vivo”.
Tucker era davvero uno che amava “il suo lavoro” – così definiva le rapine, che gli fruttarono circa 4 milioni di dollari – talmente tanto che, senza rassegnarsi, entrò ed evase dalle galere di mezza America (tra cui anche la californiana San Quintino portata alla fama da Jack London con il suo romanzo ‘Il vagabondo delle stelle’), ben 18 volte ricorrendo a trovate rocambolesche, temerarie, geniali: dalla comune segatura delle sbarre con una lametta finanche ad una fuga in kayak davanti ai poliziotti.
Ciò che mandava in tilt le forze dell’ordine era il fatto che il suo modo di agire, anche in carcere, era al di fuori di qualsiasi tipo di schema criminale.
Domanda spontanea: ma non è che forse era lui a farsi catturare così da poter provare poi il vero brivido della sua vita, quello di fuggire?
“Old man & The Gun” ha preso spunto da un articolo (medesimo titolo del film) scritto da David Grann per il settimanale New Yorker nel 2003, un anno prima della morte in carcere del rapinatore gentiluomo, ad 84 anni.
Nel film incontriamo inizialmente Tucker nei primi anni ’60, in Texas, dove, durante la fuga dopo un’ennesima rapina, incontra una vedova, Jewel (Sissy Spacek), proprietaria di un grosso ranch, la cui macchina è in panne. Dopo un approccio con lei più come mezzo per un buon esito della fuga, Tucker sente via via farsi largo dentro di sé una romantica scintilla d’amore che potrebbe fornirgli una nuova ragione di vita, tanto da farlo vacillare per un momento e prometterle poi che le farà visita ogni volta che avrà del “lavoro da fare” in Texas. Durante un pranzo, le rivela il suo vero lavoro, ma lei pensa che lui stia solo scherzando, che sia solo una fantasia per impressionarla. Forse, sotto sotto, fa finta di credere a ciò che lei stessa dice perché, attratta, ormai sedotta, rifuta la realtà.
I due, da consumati attori, trasmettono nel film la consapevolezza del gioco della seduzione, nel suo miscuglio di verità rivelate e segreti taciuti, che porta comunque lo spettatore a riflettere sul senso della vita, sul tempo che passa. “Ora è il tempo di essere egoisti – dice ad un certo punto la non più giovane Jewel mentre racconta la sua vita a Tucker -. Se ti lasci catturare dalle cose in cui la vita ti incastra, finisci per non essere felice”. Un film, quindi, anche sul tempo che passa, sui rimpianti per ciò che è statoe, soprattutto, per ciò che non è stato.
La seconda volta che vediamo Tucker in azione è vent’anni dopo, cioè negli anni ’80. Dopo l’ennesima evasione, ha trovato nel frattempo due compari, anche loro anziani: Walker, il palo (Tom Waits), e Teddy, l’autista (Danny Glover). Le numerose e gentili rapine messe a segno in quegli anni dal trio, fruttano loro il titolo sui giornali e nei comandi di polizia come “The Over the Hill Gang” (La banda dei vecchietti). Alla loro caccia c’è però ora il detective John Hunt (un eccellente Casey Afflek), deciso a catturare “la leggenda” Tucker, che comunque ammira -, come anche tanta opinione pubblica di allora – per dimostrare a tutti quanto sia bravo e intelligente anche lui.
“Old Man & The Gun” è costruito con uno stile classico, proprio da anni’80 (senza quindi cellulari e social che hanno definitivamente cambiato non solo la società ma anche il modo di fare indagini): è un film “d’altri tempi” che, utilizzando anche una sottile ironia, riesce ad essere nel contempo commovente e malinconico. Robert Redford aveva dopotutto espresso il desiderio che questo suo ultimo lavoro portasse al pubblico il sorriso.
Alla fine, a pensarci bene, per certi versi Bobby Redford ha qualcosa in comune con Forrest Tucker: per decenni ha rapinato i cuori di mezzo pianeta, armato solo di garbo, sorriso e seduttivo umorismo.
Ultima annotazione. Nel film Forrest Tucker è stato sposato una sola volta, da giovane, e ha un romantico affetto per Jewel, con la quale è ragionevolmente onesto sul chi sia nella vita, ma nella vita reale Tucker si sposò tre volte senza mai dire alle mogli la verità sulla sua carriera criminale fino a che non ne furono informate dalla polizia!