Ci risiamo! Marina Giacomel, anima e fondatrice del progetto di editoria sociale MyMee-Express Yourself, lo aveva anticipato ad agosto, durante una piacevole conversazione ‘in piena’: tutto è ormai pronto per il secondo happening romano di MyMee, più un’epifania sociale che community virtuale. Il gruppo facebook conta oltre 11mila e 500 membri e tutti hanno una cosa in comune: il desiderio di condividere cultura e vivere emozioni attraverso l’arte. Nell’era degli hater da tastiera a tutti i costi, quasi ce ne stupiamo. Domani, 24 novembre, a partire dalle 18, MyMee si fa mondano e si trasferisce nel Salotto Palatino di Alessio Sacchetti in via dei cerchi 75. Abbiamo seguito, in questi mesi, le evoluzioni, i progressi che hanno nutrito la creatura di Marina Giacomel. Le promesse fatte sono state mantenute, con inalterato, peraltro, il piacere del puntare all’asticella da alzare, settimana dopo settimana.
Le aspettative per questo secondo appuntamento del 2018 sono alte. La ricchezza del programma spiazza. Ve lo raccontiamo in dettaglio. Scrittori, musicisti, poeti, pittori, film-maker, performer saranno introdotti al pubblico da Simonetta Guidotti, volto noto di Rai2, oltre che da Claudia Peri. Con le opere di Ada Pasta, Claudia De Benedittis, Stefania Cassano e del maestro Frattaioli a fare da scenografia, presenteranno le loro opere, gli scrittori Paolo Di Mizio, Claudia Saba, Fabio Monteduro, Paolo Varese, Beniamino Giunta e Simone Celli, Raffaella Maresti, Mauro Valentini, Davide Vendetta, Maria Pasta; a seguire i cortometraggi di Manuel Pappacena e della MC2 Production, di Fabio Casale, Gianluca Clementi e Massimiliano Meniconi.
Blind Vision di Annalaura di Luggo è invece un progetto fotografico, performance ed installazione multimediale, che accompagnerà il pubblico negli universi di chi, ipovedente e non vedente, descrive ogni giorno il mondo con i colori della propria voce. Un progetto di pregio che trasformerà il Salotto Palatino nel set cinematografico del film Napoli Eden, diretto da Bruno Colella, con la direzione fotografica di Blasco Giurato. Soggetto filmico che tratta di tematiche ambientali e del necessario riutilizzo consapevole degli scarti di alluminio. La poliedricità artistica di Angelo Orazio Pregoni, creatore del marchio O’DRIÙ, stupirà il pubblico con la straordinarietà di un non comune talento olfattivo per poi passare il testimone al regista Valerio Giordano e all’Associazione Culturale Tract per l’intermezzo teatrale, estratto dall’ultimo spettacolo intitolato Dorotea nel favoloso mondo di Oz. Il momento dedicato alla poesia è affidato a Stefania Di Lorenzo, Emanuele Pagani, Barbara Maresti e Barbara Bartolomei, quest’ultima poetessa che combina causticità e vernacolo della capitale. I momenti musicali sono affidati ai talenti di Gigi Antonacci, Giuseppe Vigliotti, Valerio Monobjo Silvestri, oltre che al Quintetto Extraurbano (Tommaso Buzza, Rinchen, Piersante Falconi, Ivan Bernardino, Alessandro Loggia) e a Michela Conti, accompagnata al piano dal maestro Fabio Di Cocco. Fabrizia Di Francesco leggerà, invece, i 10 racconti vincitori del primo Contest Microracconti in 15 parole, organizzato sulle pagine virtuali di MyMee.
Il finale è dedicato alla presentazione del primo progetto di solidarietà sociale: ‘Una T-shirt per il ponte’ è un’iniziativa che prevede una raccolta fondi dalla vendita di magliette con disegni originali proposti dagli artisti della community MyMee e realizzate con la collaborazione dall’associazione Made In Jail. La serata proseguirà con una sbornia di umanità ed il DjSet di Alessandro Tancredi, Giulio Ricotti della Big Juicy Sound e di DjLele.
MyMee è oggi un vero e proprio movimento di arti e mestieri in condivisione. Lo dimostra la ricchezza stessa del programma. Giacomel è riuscita a conferire una fisionomia più complessa, comunque in progress, rispetto al progetto iniziale di editoria sociale. Quello che MyMee oggi rappresenta è un esperimento di rivitalizzazione della relazione lineare, in debito di intimità, tra artista e pubblico. Nell’universo Mymee, la produzione artistica non è più fruita come prodotto-opera finale, almeno non solo. Essa è piuttosto vissuta come processo. Esige, pertanto, una geometria che non prevede figure da perimetrare.
È una dimensione in cui nessuno assume un ruolo definito, eppure ciascuno ne interpreta di diversi: l’artista è così pubblico, in un senso duplice. Da una parte l’artista entra in una relazione ‘promiscua’ con il pubblico; dall’altra è il pubblico che si fa artista, proprio perché composto anche da performer e da professionisti, diventa definitivamente prodotto-opera finale nella manifestazione mondana e celebrativa: l’happening. MyMee rimescola così le carte nell’industria dell’intrattenimento, della produzione, oltre che della distribuzione dell’opera in quanto tale. Si fa celebrazione della circolarità di un’economia culturale che sa trasformarsi anche in impegno sociale: affermazione discreta di una visione utopica in cui la solidarietà organica di durkheimiana memoria si veste di poesia con un solo verso. È quello di Hölderlin, ancora una volta, il più indicato: ‘poiché siamo un dialogo e l’un dell’altro ascoltiamo’.