Roma solo una cinquantina d’anni fa, ai tempi della dolce vita, faceva sognare il mondo per le dolcezze e la raffinatezza del vivere. Era il tempio della società borghese, opulenta e frenetica. In quel periodo potevi trovare le più grandi celebrità di Hollywood, personalità della cultura e dello spettacolo, sedute ai tavoli dei bar e sfilare nella via più glamour del mondo. Trascorrevano lunghe notti nei locali, ascoltando una performance improvvisata di Frank Sinatra al pianoforte, e respirando quell’atmosfera unica.
Ora dal 12 al 28 ottobre 2018, nello spazio Extra del Maxxi, sarà possibile rivivere i momenti cruciali del nostro paese attraverso gli scatti di un giovane fotoreporter, Rino Barillari, oggi noto come “Il Re dei Paparazzi”. Un fotografo che ha saputo farsi guidare dall’ istinto e dalla passione per catturare le immagini più significative degli ultimi 50 anni della nostra storia: non solo le stars internazionali, ma anche i sanguinosi fatti di cronaca che hanno segnato le pagine più dolorose degli ultimi decenni, per arrivare alle grandi personalità di ieri e di oggi.
Il percorso espositivo, organizzato in quattro sale suddivise con un criterio tematico, presenta una galleria di 100 foto “rubate”, ognuna delle quali racconta una storia, esaltate dal suggestivo allestimento curato da Martino Crespi e da un’istallazione sonora interattiva appositamente creata con stampa 3D da Federico Giangrandi per il Gruppo Editoriale Bixio: NEAR.
TheSpot.news lo ha intervistato.
Come nasce questo iconico nome “paparazzo”?
Grazie a Federico Fellini nella “Dolce vita”. Oggi è il terzo vocabolo italiano più conosciuto in tutto il mondo. Il primo è Ferrari, poi Pizza e infine Paparazzo. E’ una professione che nasce in Italia. E’ il fotografo d’assalto, degli inseguimenti che aspetta i personaggi per ore e ore. Tutti ci hanno copiato.
Sei orgoglioso di esserlo?
Assolutamente si. Il problema è che ormai è un mestiere in via di estinzione.
Come hai iniziato?
Per strada. Avevo solo 14 anni e ho oggi più 50 anni di carriera alle spalle. Aiutavo i fotografi ambulanti a Fontana di Trevi. Non sono andato a scuola di fotografia. Ma ho avuto la grande fortuna di vivere accanto ai migliori fotoreporter e ho cercato nel bene e nel male di prendere il meglio.
Hai fotografato tutto il mondo, i Divi e le Dive di Hollywood e di casa nostra…
Raccontavamo gli anni della Dolce Vita, anni bellissimi. Il giorno andavo in via Condotti, poi a Piazza del Popolo e di Spagna. Le star che alloggiavano all’Hassler scendevano dalla scalinata di Trinità dei Monti con le pellicce, vestiti di haute couture e andava a fare shopping da Gucci e da Bulgari. Passeggiavano in centro perché venivano per girare tantissimi film a Cinecittà. Era la Hollywood sul Tevere. Erano tutti qui in Italia.
Chi ha immortalato?
Ava Gardner, Peter Sellers, Robert Mitchum, Kim Novak, Brigitte Bardot e Shirley Maclaine. E poi la bellissima coppia formata da Richard Burton e Liz Taylor. Ho scattato l’immagine di Audrey Hepburn e Mel Ferrer insieme. Li trovavi di notte tutti nei locali e nei caffè di Via Veneto. Stavano all’84, all’Harry’s Bar, al Cafè de Paris o all’Excelsior. Andavo in piazza Margana e trovavo Marcello Mastroianni seduto per terra, e scattavo.
Ti sei trovato anche a vivere pericolose situazioni…
Le ho prese da Peter O’Toole ubriaco. Era seduto al Café de Paris in bella compagnia e si è molto arrabbiato quando l’ho fotografato. Sono riuscito a scappare dalle grinfie di Marlon Brando che mi rincorreva con una bottiglia rotta, prendendo un autobus al volo. E poi ho fatto karatè con Charles Aznavour.
A proposito del film “La dolce Vita” di Federico Fellini. Che ricordo hai del visionario regista riminese?
Con Fellini avevamo un patto segreto: non dovevo fotografarlo con le donne perché la moglie, Giulietta Masina, era molto gelosa. A me andava bene così perché in cambio mi dava qualche dritta. Era molto attento e mi riempiva di domande su eventi di cronaca nera. Per lui erano fonte d’ispirazione. E poi era bugiardissimo.
Lo scatto che ami di più di quel periodo?
La rissa con protagonista Frank Sinatra in via Veneto. Era stanco di essere seguito e fotografato e sono stato circondato dai suoi gorilla. Mi ricordo tante botte. Ogni notte c’era la guerra. Un po’ mi provocavano. Loro cercavano il caos. Erano altri tempi e allora funzionava.