Questo è il titolo di una docufiction realizzata dal regista e attore Ferdinando Maddaloni, ma è anche un tributo ad una amicizia, quella che lo ha legato ad Andrei Mironov, reporter e attivista nei diritti umani, ucciso nel 2014, insieme al fotografo italiano Andrea Rocchelli, mentre documentavano gli scontri armati pre-elettorali nell’Ucraina orientale.
Prodotta da Artisti Civili, con il patrocinio di Amnesty International ed il contributo del Nuovo Imaie, “Non cercare la logica tu non l’hai messa tu” ha vinto numerosi premi internazionali quali il Premio Hollywood International Independent Documentary Awards 2016, il Portugal International Film Festival 2017, il Canada Indipendent Film Festival 2018 ed ora si è aggiudicato il premio quale migliore “short documentaries” al Brazil International Film Festival 2018, accedendo di diritto, quale finalista, al Germany International Film Festival che si terrà a Monaco di Baviera il 6 settembre 2018.
Incontriamo, per Tuttosommato.info, il regista nella sua casa romana:
Ferdinando ci racconti di cosa parli in questo lavoro che tanto successo sta raccogliendo sia da noi che all’estero?
Nel 2008 nasce il progetto “Arte, informazione e disinformazione ad arte”: tema unico, l’informazione, all’interno di tre nazioni come Russia, Stati Uniti e Italia. La prima opera è stata “Anna Politkovskaja: concerto per voce solitaria” che ha raccolto talmente tanti consensi e premi che nel 2016 ho deciso di realizzare, col contributo del Nuovo Imaie , “Non cercare la logica dove non l’hai messa tu” un videodiario, nel quale svelo tutti i retroscena del precedente fortunato lavoro, a partire dall’amicizia con Andrei Mironov. Andrei ha armato la mia penna, ispirato i miei testi e mi ha accompagnato, non solo fisicamente, nell’inferno dei territori più bui dell’animo umano. Era l’unico che riusciva a zittirmi con quel suo proverbio: “Caro Ferdinando, non cercare la logica dove non l’hai messa tu” ».
Raccontaci la storia di questa tua amicizia con Andrei Mironov. Come vi siete incontrati?
Come racconto nella docufiction , durante le ricerche sulla strage di Beslan , fui colpito dall’intervista di questo giornalista , Andrei Mironov che, in perfetto italiano, denunciava episodi gravissimi avvenuti durante la gestione del sequestro (poi conclusosi in strage ndr) nella palestra del piccolo villaggio in Ossezia del Nord. Lo contattai subito, commettendo una clamorosa gaffe che ha dato vita ad una delle amicizie più importanti della mia vita, sia dal punto di vista umano che artistico. Andrei, purtroppo è stato ucciso a Sloviansk nel maggio 2014 durante gli scontri tra russi e ucraini. A me però piace ricordarlo vivo , ironico, sorridente e spietato e non come lo ha ridotto quella maledetta granata.
Parliamo allora di un progetto che so che ti sta particolarmente a cuore, “BeslaNapoli. Una videoteca per Beslan”: è vero che nasce tutto da una promessa fatta su una tomba russa qualche anno fa?
Si, è vero: alla base di tutto il progetto c’è la mia promessa fatta sulla tomba di Anna Politkovskaja a Mosca nel gennaio 2009: raggiungere Beslan e prendermi cura, in qualche modo, dei piccoli sopravvissuti alla strage del 2004. Anna non aveva potuto farlo perché fu avvelenata mentre era in viaggio verso l’Ossezia del Nord durante l’assedio. Ne parlai con Andrei. “Si può fare” fu la sua risposta. Beslan è un luogo che puzza di morte, nel quale si parla solo di strage del 2004. I bambini nascono in quella puzza di odio, di rancore. I sopravvissuti si sentono di serie b, proprio perché l’attenzione è rivolta solo a chi non c’è più. Il progetto invece ha ricollocato al centro della scena proprio loro, abbiamo cercato di riportare sui volti di quei bambini quel sorriso che la malvagità degli adulti ha tentato di cancellare per sempre. Ecco perché ho voluto che la seconda docufiction terminasse con un inno alla speranza grazie alle vibranti corde vocali di Carmen Femiano. Promossi finalmente in “serie A” i bimbi hanno giocato una intensa partita di calcio a Beslan, e la squadra vincitrice (cioè loro) ha avuto anche la maglietta autografata di Diego Armando Maradona, oltre all’apertura di una videoteca che annovera centinaia di dvd, un piccolo passo pacificatore per quegli animi ancora sconvolti dal ricordo.
Tu sei da anni impegnato nel tuo Teatro civile: ci ricordi i titoli ed i temi delle tue opere scritte nel corso di questi anni?
Nell’ambito del progetto sopra menzionato, la seconda tappa era dedicata agli Stati Uniti e nel 2011 ho debuttato con “YOU DECIDE” affrontando il delicato tema dell’11 settembre 2001. In un esperimento di TheatReality, dopo aver ascoltato le due tesi, al pubblico veniva richiesto di decidere e schierarsi a favore del complotto o dell’attentato . Per l’Italia invece ho scritto e portato in scena nel 2016 “Io so. Io so di non sapere più nulla ovvero da Socrate a Pasolini passando per Schettino”.
Queste tue rappresentazioni sono state apprezzate molto dal pubblico italiano ma non solo: continui a ricevere apprezzamenti dall’estero e nella tua bacheca continuano ad entrare premi internazionali di prestigio. A quale di questi riconoscimenti sei più legato e perché?
Difficile a dirsi . Ogni premio rappresenta un pieno di benzina per chi, come me, crede ancora nelle immense possibilità dell’ Arte . Se proprio devo rispondere, quello che il mio ego ha gradito particolarmente è stato il riconoscimento al festival di Hollywood per quello che rappresenta per noi attori e anche perché è stato il primo riconoscimento americano! Ora sono in fibrillazione per la finale in Germania del 6 settembre 2018 a Monaco di Baviera!
Cosa ti piacerebbe interpretare o realizzare nella tua carriera artistica?
Il ruolo che avrei voluto interpretare nei miei sogni è sempre stato quello di Jack, il marito di Sally in “Mariti e mogli” di Woody Allen. L’anno scorso è arrivata la telefonata di Monica Guerritore che mi proponeva di rappresentarlo a teatro. Ci ho messo del tempo a credere fosse vero e poi ho fatto una tourneè indimenticabile, conclusa da poco .
Nuovi progetti cinematografici in cantiere?
In questi giorni sto lavorando anche alla realizzazione di un nuovo testo teatrale dal titolo “STRIP SONG TEASE” ma ho anche finito di scrivere un soggetto cinematografico dal titolo “Denunciami pure” tratto da un mio testo teatrale “Ammazza quanto ti amo“, andato in scena lo scorso anno con Katia Nani. Ispirato ad una storia vera, affronta in modo politicamente scorretto il tema della violenza di genere, lontano dal finto pietismo e banali luoghi comuni.