A cinquant’anni dall’uscita del film culto, The Rocky Horror Show torna sulle scene italiane. Dal 25 al 30 novembre 2025 il Teatro Brancaccio di Roma diventa il luogo dove l’eccesso, la libertà e il travestimento si danno appuntamento, confermando come lo show creato da Richard O’Brien resti, mezzo secolo dopo, un dispositivo scenico in grado di sovvertire le convenzioni con una leggerezza che è insieme gioco e gesto politico.
Diretto da Christopher Luscombe, il nuovo allestimento approda nella capitale come una festa che sembra non conoscere resa. I classici – da Sweet Transvestite a Damn it, Janet fino all’inesorabile Time Warp – sono frammenti di memoria pop, cori che appartengono a generazioni diverse e che ancora oggi trasformano platee intere in un corpo unico, pulsante, disposto a farsi trascinare in quel confine sospeso tra teatro e performance che ha fatto la fortuna internazionale dello spettacolo.
A dare corpo al leggendario Frank-N-Furter sarà Stephen Webb, mentre a Milano e in parte delle repliche triestine il testimone passerà a Jason Donovan.
La storia è quella che tutti conoscono: Brad e Janet, due fidanzati modello, costretti da una tempesta a bussare alla porta sbagliata. Dentro il castello di Frank-N-Furter, scienziato e demiurgo, i due si ritrovano bruscamente fuori dal perimetro sicuro della normalità, catapultati in un laboratorio dove desiderio e paura si specchiano senza filtri. Un viaggio iniziatico che il pubblico osserva come si assiste a un esperimento sociale: cosa resta delle certezze quando la trasgressione smette di essere eccezione e diventa ambiente?

Eppure, al di là della trama, The Rocky Horror Show continua a essere soprattutto un’esperienza comunitaria. Dal 1973 – quando debuttò in una sala da 63 posti al Royal Court di Londra – non ha mai smesso di reinventarsi, e la sua longevità è ormai parte del fenomeno. Tradotto in venti lingue, visto da più di trenta milioni di spettatori, approdato sugli schermi nel 1975 con The Rocky Horror Picture Show (che ancora oggi continua a essere proiettato in tutto il mondo), il musical vive di quell’energia unica che nasce dal patto tacito con il pubblico: nessuno è davvero spettatore, tutti partecipano.
L’audience participation – travestimenti, battute urlate in risposta, il Time Warp ballato all’unisono – è diventata un marchio identitario, un modo di abitare il teatro che ricorda per certi versi le antiche feste popolari: un momento sospeso, quasi carnascialesco, dove ci si libera per un’ora e mezza dei ruoli quotidiani.
A Roma, il rito si ripete per una settimana intensa. Il Brancaccio apre le sue porte alle 20.30 dal 25 al 28 novembre, per poi trasformare il weekend in un vero e proprio mini-festival, con doppia replica sabato e domenica. Biglietti a partire da 40 euro, come in tutte le grandi occasioni popolari.
“Don’t dream it, be it”, recita la massima che attraversa il musical fin dal suo esordio. Ed è forse questa la ragione per cui The Rocky Horror Show continua a tornare, anno dopo anno: perché più che raccontare una storia, ci invita a immaginarci diversi, almeno per la durata di un ballo sfrenato.

















