“Volevo che fossero i gazawi a parlare, non io.” Con queste parole la regista libanese-britannica Vanessa Bowles ha presentato Inside Gaza, un documentario girato da dodici reporter palestinesi nel cuore della Striscia, durante mesi di bombardamenti. Il film, vincitore di un Bafta Award e di numerosi riconoscimenti internazionali, sarà trasmesso in esclusiva il 26 ottobre alle 21.30 su History Channel.
Girato interamente da dentro, Inside Gaza offre un racconto della guerra attraverso chi ne subisce gli effetti diretti: medici, bambini, famiglie che non hanno più un posto dove tornare. Nessuna voce fuori campo, nessuna spiegazione. Solo immagini di un territorio ridotto in macerie e di una popolazione che tenta di restare viva.

Le testimonianze
Il film segue il dottor Abu Sitta, chirurgo all’ospedale Al Shifa di Gaza City, che lavora tra corridoi pieni di feriti e sale operatorie improvvisate. Mostra Yusef, un paramedico che scava tra le rovine alla ricerca di sopravvissuti, e le due sorelle Jewan e Mirvat, ferite nei bombardamenti e rimaste sole dopo la distruzione della loro casa.
La telecamera si ferma anche sulla famiglia Badwan, una delle tante costrette a fuggire più volte nel tentativo di sopravvivere ai raid. Non ci sono interviste tradizionali: sono le immagini a parlare, con il rumore costante dei droni sullo sfondo.
Secondo Bowles, “il film nasce dal bisogno di documentare ciò che accade quando il mondo smette di guardare”.
Un progetto collettivo
Il lavoro è stato coordinato a distanza. Bowles, che vive a Londra, comunicava con i reporter quando la connessione lo permetteva. I materiali arrivavano a frammenti, spesso dopo giorni di silenzio. Uno dei cameraman, Montaser al Sawaf, è morto poco dopo la fine delle riprese.
Il principale regista sul campo, Jabir Badwan, ha ricevuto un Bafta come miglior esordiente. Il suo ruolo è stato centrale nel raccogliere le immagini di una Gaza in continuo movimento, dove anche filmare diventa un atto politico.
“Ogni ripresa era una forma di resistenza”, ha dichiarato Bowles. “Molti di loro hanno perso tutto, ma continuavano a inviare video. Era l’unico modo per non sparire.”

La guerra e la memoria
A differenza di molti reportage occidentali, Inside Gaza non adotta il linguaggio dell’analisi strategica o militare. Non cerca di spiegare il conflitto, ma di mostrarne gli effetti quotidiani.
La guerra è vista attraverso i gesti minimi: un medico che scrive i nomi dei morti su pezzi di carta, una bambina che gioca tra le macerie, una madre che prepara il tè con l’acqua piovana. Tutto accade in un presente sospeso, dove il tempo sembra non scorrere più.
Il significato politico
Il film arriva in un momento in cui Gaza è ancora al centro di un conflitto che ha cancellato gran parte delle sue infrastrutture e lasciato più di due milioni di persone in una crisi umanitaria permanente.
Bowles rifiuta di definire Inside Gaza un film “sulla guerra”: “È un film sulla sopravvivenza, e sul modo in cui un popolo cerca di raccontarsi mentre viene cancellato”.
Per gli analisti, la forza del documentario sta proprio in questo: dare forma a una narrazione che sfugge alla propaganda, restituendo volti e voci a un luogo spesso ridotto a statistica.
Un archivio del presente
Inside Gaza è anche un archivio. Le immagini raccolte dai dodici reporter palestinesi rappresentano una testimonianza collettiva, una memoria visiva destinata a sopravvivere oltre la guerra.
Il film si chiude con un’inquadratura fissa di un bambino che guarda verso il mare. L’orizzonte è vuoto, ma l’immagine resta.
Inside Gaza
In esclusiva il 26 ottobre alle 21.30 su History Channel
(Canali 118 e 409 di Sky)