A Sondrio, nel cuore della Valtellina, la vendemmia diventa un racconto di montagne, muretti a secco e filari carichi d’uva. Dal 12 al 14 settembre ViVa – Vini Valtellina 2025 ha trasformato la città in un laboratorio a cielo aperto, portando circa 1.500 visitatori, l’80 per cento provenienti da fuori provincia e da paesi come Svizzera, Germania, Francia e Svezia.
Per tre giorni degustazioni in piazza Campello, trekking tra i terrazzamenti e tour in e-bike hanno mostrato un paesaggio che vive di un equilibrio fragile: 2.500 chilometri di muri a secco che sostengono vigne di Nebbiolo, la varietà che qui prende il nome di Chiavennasca. Settembre, con i grappoli quasi maturi, è stato scelto apposta per far vedere il vitigno nel momento più decisivo dell’anno.

“Era un progetto che inseguivamo da tempo”, spiega Mamete Prevostini, presidente del Consorzio di Tutela dei Vini di Valtellina, che ha organizzato l’evento con Strada del Vino e Fondazione Provinea. “Volevamo un appuntamento di alto profilo, capace di unire vino e territorio. I risultati ci dicono che ci siamo riusciti”.
Il Consorzio, nato nel 1976 per proteggere denominazioni come Valtellina Superiore e Sforzato di Valtellina, vede in ViVa un primo passo per dare ai vini di montagna una presenza più forte sul mercato nazionale e internazionale.
La Valtellina, con i suoi borghi e le vigne arrampicate sui pendii, appare così non solo come un luogo di produzione ma come paesaggio culturale: un sistema che unisce agricoltura, storia e sostenibilità. ViVa 2025 lo ha restituito con la misura del racconto e con la concretezza di un territorio che, attraverso il vino, continua a reinventarsi.