Le immagini sono più importanti della realtà stessa: sono loro a dominarla». Con questa dichiarazione, Albert Serra ha accolto il Premio Le vie dell’immagine, consegnato ieri nell’ambito della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. Un riconoscimento che il regista e artista catalano, tra le figure più radicali e visionarie del cinema contemporaneo, ha voluto leggere come una conferma della propria ricerca.
Il premio, giunto alla terza edizione e promosso da Cinematografo in accordo con le Giornate degli Autori, è stato realizzato e donato da Pianegonda. L’intento è valorizzare personalità capaci di spingersi oltre i confini dell’audiovisivo, interrogando i linguaggi e restituendo alle immagini la loro centralità.
Serra, che ha sempre concepito il cinema come atto di sottrazione, ha ribadito la propria distanza da ogni tentazione autoriale invadente: «Per me ciò che accade dietro la camera deve restare in secondo piano. Il compito del creatore non è imporsi, ma lasciare che sia l’immagine a parlare. Ho sempre cercato di dare più spazio all’esperienza dello spettatore, convinto che siano le immagini a raccontare la vita meglio della vita stessa».
A consegnare il riconoscimento è stato Mons. Davide Milani, presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo, che ha motivato così la scelta: Serra, ha detto, ha restituito «all’immagine il coraggio della durata e allo sguardo la sua soglia, attraversando cinema, installazione e performance con radicale coerenza. Una poetica che coniuga chiaroscuro e rivelazione, corpo e mistero, trasformando la provocazione in esercizio di conoscenza e responsabilità».
Il legame con Venezia è stato sottolineato anche da Giorgio Gosetti, direttore delle Giornate degli Autori: «Questo premio nasce all’interno della Mostra, che non è solo un festival di cinema. Quando fu istituita nel 1932, venne definita “Mostra d’Arte”. È questo legame originario con l’arte, la ricerca e la sperimentazione che conferisce al riconoscimento un significato più profondo».
Alla cerimonia ha fatto seguito una masterclass condotta da Gianluca Arnone, caporedattore della Rivista del Cinematografo, e Marcos Uzal, direttore dei Cahiers du Cinéma. Serra ha illustrato il suo metodo, fondato su un’osservazione distaccata: «La chiave è mantenere una distanza – in un certo senso un “disprezzo” – che mi consente di cogliere gesti autentici senza influenzarli. Solo così posso concentrarmi sulla visione complessiva del film e preservare l’autonomia creativa delle immagini».
Un’idea di cinema che rifiuta la narrazione accomodante e trasforma la visione in esperienza radicale: non più semplice rappresentazione, ma luogo in cui la realtà viene dominata dall’immagine.