Mentre il mondo corre veloce, altrove il tempo sembra fermarsi. È in questa sospensione che si muove Come gocce d’acqua, il nuovo film di Stefano Chiantini, presentato alla Festa del Cinema di Roma 2024. In un’Italia senza coordinate precise, ma attraversata da una luce chiara e tagliente, Jenny (Sara Silvestro), giovane promessa del nuoto, affronta una frattura invisibile ma profonda: quella con suo padre Alvaro (Edoardo Pesce), uomo chiuso, spigoloso, con il cuore segnato da ferite che non si dicono.
All’inizio, tra i due, c’è un’intesa totale, fatta di sguardi rapidi e silenzi condivisi. Ma tutto cambia quando Alvaro lascia Margherita (Barbara Chichiarelli), la madre di Jenny. La separazione si abbatte sulla ragazza come una crepa su un vetro già in tensione. Jenny si ritrae, si irrigidisce, si allontana. Eppure, quando Alvaro viene colto da un malore che lo costringe a dipendere dagli altri, è proprio lei – con tutta la rabbia e la dolcezza che solo un amore ferito sa contenere – a tornare. Non per dovere, ma perché qualcosa dentro non può lasciarlo solo.
Come l’acqua che scorre senza rumore, la narrazione scava lentamente, mostrando due esseri umani che imparano a guardarsi di nuovo. A percorrere un tratto di strada insieme, uno di fianco all’altra, come gocce d’acqua appunto, simili ma mai uguali, che scorrono vicine senza mai fondersi del tutto. La malattia del padre diventa il varco attraverso cui far passare la possibilità di un nuovo inizio.
La macchina da presa – fedele allo sguardo di Chiantini – resta vicina ai corpi, alle mani che tremano, agli occhi che si abbassano. Niente è forzato, niente spettacolarizzato. Il dolore, come l’amore, si insinua nei dettagli: un bicchiere lasciato a metà, una nuotata in silenzio, un letto condiviso per necessità ma poi anche per affetto. “Raccontiamo l’amore nelle sue forme più complesse e contraddittorie,” scrive Chiantini nelle note di regia. “Un amore che resiste e che, nonostante tutto, trova la forza per ricominciare”.
Dopo Isole, Storie sospese, Naufragi e Il ritorno, Chiantini continua a esplorare la fragilità dei legami familiari, affidandosi a interpreti capaci di reggere l’intimità delle sue inquadrature. Edoardo Pesce incarna con ruvida delicatezza un uomo spezzato, mentre Sara Silvestro è la sorpresa: potente, credibile, vulnerabile.