Il titolo suona come una battuta, un’esagerazione: Io e te dobbiamo parlare. Il tono è volutamente leggero, ma non fatevi ingannare. Il nuovo film di Alessandro Siani è un racconto che, prima di tutto, gioca con il paradosso.
Perché? Perché Antonio e Pieraldo – due poliziotti interpretati rispettivamente da Siani e Leonardo Pieraccioni – non sono poliziotti in senso stretto. O meglio, lo sono, ma solo sulla carta. Sono due uomini che condividono una carriera mediocre, una vita personale intricata e una serie di disavventure al limite del grottesco. La loro professione è una cornice. La tela? È fatta di piccoli drammi quotidiani, equivoci, e di una leggerezza che vira spesso verso l’assurdo.
La commedia comincia con le loro vite già mescolate. Antonio è l’ex marito di Matilde (Brenda Lodigiani), ora compagna di Pieraldo. Maria (Gea Dall’Orto) è la figlia di Antonio, ma vive con la madre e il nuovo compagno. E poi c’è Sara (Francesca Chillemi), un’agente affascinante che potrebbe rappresentare sia un legame con il passato di Antonio sia una possibilità per il futuro. Sembra la trama di una soap opera, ma in realtà è molto più complessa, e anche più sfumata.
Perché, diciamolo chiaramente, non è il crimine il vero motore di questa storia. Eppure, come sempre accade, c’è un punto di rottura. Un crimine vero. Un caso che, per la prima volta, obbliga Antonio e Pieraldo a essere davvero ciò che dovrebbero: agenti di polizia.
La narrazione si muove con il ritmo di un film d’azione solo per poi smontare, sistematicamente, ogni pretesa di grandezza. C’è tensione, ma è punteggiata da battute; c’è rischio, ma anche una continua autoironia. La forza del racconto non sta nell’originalità della trama (perché, ammettiamolo, “due poliziotti pasticcioni che si trovano a risolvere un caso complicato” non è esattamente rivoluzionario), ma nella sua capacità di usare questo schema come un trampolino per riflessioni più profonde.
Io e te dobbiamo parlare ci racconta che le famiglie moderne non sono mai semplici, che l’amicizia tra uomini è spesso un delicato equilibrio tra affetto e rivalità, e che le storie più piccole possono diventare universali se sono raccontate con intelligenza. Alla fine, quello che rimane non è tanto il mistero risolto (che pure c’è), ma la consapevolezza che i due protagonisti sono diventati qualcosa di più. Non eroi, né tantomeno grandi uomini, ma amici migliori, padri più presenti, forse anche persone meno disilluse.
E qui sta il vero colpo di scena: questo film, con le sue gag e i suoi equivoci, talvolta prevedibili e familiari, riesce a rivelarsi un classico moderno, capace di dimostrare quanto sia sottile il confine tra leggerezza e profondità. Dopo aver riso di gusto, ci accorgiamo che, nascosta tra le pieghe della comicità, si cela una riflessione sorprendentemente seria.
Io e te dobbiamo parlare, prodotto da Fulvio e Federica Lucisano per Italian International Film con Rai Cinema in collaborazione con Netflix distribuito da 01 Distribution, è al cinema dal 19 dicembre.