Daria Deflorian ritorna al Romaeuropa Festival per dare vita a una delle opere più misteriose e intense della letteratura contemporanea: La vegetariana di Han Kang, l’autrice sudcoreana cui giovedì scorso è stato assegnato il Nobel per la letteratura. Al suo fianco sul palco Monica Piseddu, Paolo Musio e Gabriele Portoghese, Questo testo, provocatorio e sensuale, esplora il rifiuto di una donna, Yeong-hye, di consumare carne, trasformandosi progressivamente in un simbolo di resistenza contro l’umanità violenta e distruttiva. Ma il suo gesto va oltre il semplice atto alimentare: è una ribellione politica, una metamorfosi radicale che coinvolge non solo il suo corpo, ma anche il mondo che la circonda.
Per Daria Deflorian, una delle voci più importanti del teatro contempor
aneo, questo spettacolo rappresenta una tappa fondamentale in un percorso artistico che ha sempre cercato di esplorare la complessità dell’animo umano e la tensione tra corpo e spirito. Attrice, regista e autrice, Deflorian ha lavorato con grandi nomi come Nanni Moretti, Stephane Braunschweig e Mario Martone. Nel corso della sua carriera, ha ricevuto numerosi premi, tra cui il prestigioso Premio Ubu nel 2012 come miglior attrice e il Premio Hystrio nel 2013. Dal 2008 al 2021, ha collaborato con Antonio Tagliarini in progetti che hanno attraversato i palcoscenici di tutta Europa, raccogliendo riconoscimenti e consensi critici. Il suo approccio minimalista e poetico, insieme alla profonda riflessione sull’esperienza umana, ha reso i suoi spettacoli memorabili e toccanti.
L’adattamento teatrale de La vegetariana è solo una delle tappe di un progetto biennale che Deflorian ha avviato nel 2023 con Elogio della vita a rovescio. Questa esplorazione, che scava nelle profondità del testo di Han Kang, riflette il desiderio di Deflorian di affrontare temi universali come il corpo, la violenza, e il desiderio di libertà. In questo contesto, la scelta di Yeong-hye di abbandonare la carne diventa un atto di estrema purificazione, quasi un rito ascetico che sfida le convenzioni sociali e familiari.
Il romanzo di Han Kang è un’opera intrisa di traumi personali e collettivi, che affonda le sue radici nella storia violenta della Corea del Sud. La scrittrice, nata a Gwangju nel 1970, ha vissuto in prima persona il peso di una società segnata dalla dittatura e dagli eccidi di massa. Nel suo libro Atti umani, affronta il massacro di Gwangju, un evento che ha segnato profondamente la storia della Corea e che continua a riverberarsi nel suo lavoro.
La trama de La vegetariana è attraversata da immagini inquietanti e potenti. Il rifiuto di Yeong-hye di consumare carne non è solo una scelta alimentare, ma una profonda ribellione contro un mondo che lei percepisce come intrinsecamente violento. I suoi sogni, popolati da foreste scure e carne appesa grondante sangue, diventano il simbolo di un malessere interiore che non trova parole per essere espresso. È un malessere che affonda le sue radici nell’infanzia della protagonista, segnata da abusi e traumi. L’assenza di una lingua per raccontare questo dolore spinge Yeong-hye a rinunciare al mondo, a smettere di nutrirsi, fino a voler diventare essa stessa parte della natura.
È come se l’umanità, nella sua forma più brutale e primitiva, fosse ciò da cui Yeong-hye cerca disperatamente di fuggire. Lei non vuole smettere di vivere, vuole solo smettere di vivere come noi.
I corpi degli attori, guidati dalla regia di Deflorian, diventano essi stessi protagonisti della narrazione, trasformandosi e adattandosi ai cambiamenti della protagonista. È un viaggio intimo e collettivo, che coinvolge non solo i personaggi, ma anche lo spettatore, chiamato a riflettere sul significato della libertà, del corpo e della violenza.